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Grillo condannato, il giudice: “Fu sprezzante degli avvertimenti dei carabinieri”

Le motivazioni della sentenza di condanna di Beppe Grillo per l’accesso a baita Clarea con gli attivisti No Tav.
A cura di Antonio Palma
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Beppe Grillo ignorò i richiami delle forze dell'ordine che lo invitavano ad allontanarsi dalla baita abusiva dei No Tav in Val Clarea e anzi si mostrò sprezzante verso gli avvertimenti lanciati dai carabinieri. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza di primo grado del Tribunale di Torino che nel marzo scorso ha condannato il leader del Movimento Cinque Stelle a quattro mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 100 euro per aver violato i sigilli della baita nei pressi del cantiere della Tav a Chiomonte. Quando Grillo si avvicinò alla baita abusiva dei No Tav in Val Clarea, si dimostrò "sprezzante degli avvertimenti" ricevuti dal comandante dei carabinieri di Susa ed entrò ugualmente all'interno, ha scritto infatti il giudice Elena Rocci che presiedeva la Corte che ha condannato il comico genovese. L’episodio risale al 5 settembre del 2010 quando Grillo, solidale al movimento No tav, partecipò ad alcune manifestazioni di protesta tra cui l'accesso alla baita interdetta dalle forze dell'ordine e diventata simbolo dei No Tav.

Il processo e la condanna di Grillo

Il leader del Movimento 5 Stelle in effetti era stato informato dai militari che se avesse rotto i sigilli apposti alla baita avrebbe commesso un reato e sarebbe stato denunciato. Grillo, però, nonostante tutto e dopo aver improvvisato un breve comizio, era entrato lo stesso facendosi accompagnare all’interno della struttura. Dopo una breve visita all'interno con gli altri attivisti No tav, il conico genovese uscì esultando e mimando le manette ai polsi. Nello stesso processo insieme a Grillo è stato condannato per lo stesso motivo anche uno dei leader del Movimento che si oppone alla ferrovia alta velocità Torino-Lione, Alberto Perino. Per entrambi il pubblico ministero che rappresentava l'accusa aveva chiesto una condanna a nove mesi di reclusione e 200 euro di multa, ma il giudice ha deciso diversamente con una pena e una multa più bassa.

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