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Grecia, Tsipras: “Non taglierò pensioni e sussidi ai poveri come pretende l’Europa”

l primo ministro greco: “Siamo molto vicini ad un accordo sull’avanzo primario per i prossimi anni. Basta che ci sia un atteggiamento positivo sulle proposte alternative al taglio delle pensioni o all’imposizione di misure recessive”.
A cura di Davide Falcioni
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Da quattro mesi è al centro di un braccio di ferro che sta tenendo con il fiato sospeso tutta l'Europa; da febbraio 2015, quando è stato eletto primo ministro della Grecia alla guida di Syriza, un partito di sinistra radicale, Alexis Tsipras sta resistendo – praticamente solo – alle pressioni degli altri 18 stati dell'Eurozona e a quelle di Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea che pretendono nuove misure di austerity in cambio di aiuti economici. Il primo ministro greco, tuttavia, non ha nessuna intenzione di imporre ai suoi cittadini nuove misure "lacrime e sangue" come taglio delle pensioni, privatizzazioni, licenziamenti e taglio degli stipendi. Intervistato dal Corriere della Sera Tsipras ha spiegato quali sono le ricette alternative per salvare la Greca e tutta l'Europa e motivato il suo secco no alle richieste dei partner europei: "Lavoreremo per annullare le distanze sulle finanze statali, portando delle proposte alternative lì dove vi sono delle richieste illogiche e non accettabili. Tutto ciò, tuttavia, avrà senso se anche da parte delle istituzioni vi sarà la volontà di trovare soluzioni serie sulla sostenibilità del debito. Vogliamo porre definitivamente termine a questa orrenda discussione sul Grexit che rappresenta da anni un freno alla stabilità economica in Europa. Non che il problema sia riciclato ogni sei mesi".

Tsipras ha quindi aggiunto: "Siamo molto vicini ad un accordo sull'avanzo primario per i prossimi anni. Basta che ci sia un atteggiamento positivo sulle proposte alternative al taglio delle pensioni o all'imposizione di misure recessive. Il nostro obiettivo è che le misure contengano l'elemento della redistribuzione e della giustizia sociale. La cosa più importante è trovare un accordo, non solo su come chiudere il programma di assistenza al debito greco, ma anche sull'alba del nuovo giorno, cioè su come la Grecia tornerà il prima possibile sui mercati con una economia competitiva. Un ruolo centrale ha la soluzione del problema finanziario a breve termine. Ci sono soluzioni tecniche che possono evitare un terzo programma di aiuti e contemporaneamente fornire una prospettiva sostenibile a medio termine per quel che riguarda la restituzione del debito, così da riportare la Grecia nuovamente sui mercati più velocemente di quanto possiate immaginare".

Quando parla di "istituzioni" il primo ministro greco si riferisce alla cosiddetta Troika: Banca Centrale Europea, Commissione Europea e FMI, che secondo lui non intenderebbero riconoscere il fallimento delle misure imposte negli ultimi cinque anni: "L'austerità è fallita. Non è una decisione facile, dobbiamo pensare però al costo economico di una crisi perpetua o, peggio ancora, al costo storico di un fallimento". Ma cosa hanno preteso le "istituzioni" dal governo greco? "Dopo 5 anni di austerità è inconcepibile che ci venga richiesto di abolire le pensioni più basse e i sussidi che riguardano i cittadini più poveri. O di aumentare del 10% il costo dell'energia elettrica per le famiglie, in un Paese nel quale migliaia di persone non hanno accesso all'elettricità. Di abolire il sussidio per il riscaldamento mentre si muore dal freddo. Sono delle proposte che non possiamo accettare non solo perché si pongono al di fuori del mandato popolare che abbiamo ricevuto, ma perché se le accettassimo assesteremmo un colpo durissimo all'Europa della democrazia e della solidarietà sociale alla quale, alcuni di noi, continuano a credere con passione".

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