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Governo salvo per un voto al Senato anche grazie ad un ex M5S

Voto in bilico al Senato sulla nota di variazione al Def, decisivo sì dell’ex grillino Orellana. Renzi: “18 miliardi di tasse in meno”.
A cura di Antonio Palma
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Votazione al cardiopalma ieri sera a Palazzo Madama dove il governo si è salvato solo per un voto e per alcune circostanze fortunate. Al Senato si votata la nota di variazione al Documento di economia e finanza che introduce tra l’altro l'importantissima autorizzazione al rinvio al 2017 del pareggio di bilancio. Probabilmente anche a causa dell'orario, il documento ha avuto l’ok con soli 161 voti favorevoli, esattamente quanti erano necessari per l’approvazione. A giocare a favore del governo alcune circostanze fortunate come il fatto che al momento del voto a presiedere l'Aula c'era il leghista Roberto Calderoli che come da prassi non ha votato ma che sicuramente avrebbe votato no al Def insieme agli altri 91 senatori dell'opposizione. Se a presiedere il Senato fosse stato un vicepresidente di maggioranza invece alla coalizione di governo sarebbe venuto a mancare un voto e conseguentemente la risoluzione sarebbe stata respinta.

Votano a favore anche i senatori dissidenti del Pd

Non solo, a favore del governo anche alcuni voti di ex appartenenti all'opposizione come quello dell'ex senatore del Movimento Cinque Stelle Luis Orellana. "Ha votato favorevolmente anche Walter Tocci (dimissionario) e con lui i senatori cosiddetti dissidenti (che non hanno votato il Jobs Act, per capirci) che qualcuno vorrebbe espellere dal gruppo" ha sottolineato l'esponente Pd Pippo Civati, aggiungendo: "Spero che la vicenda insegni qualcosa agli scalmanati che si sono manifestati in questi giorni, minacciando espulsioni e sanzioni nei confronti di chi continua a comportarsi in modo corretto e leale, soprattutto verso gli elettori”.

Legge di stabilità 2015 oggi in CdM

Ad ogni modo Renzi incassa il risultato e ora punta tutto sulla nuova legge di stabilità 2015 e la manovra da 30 miliardi che approda questo pomeriggio sul tavolo del Consiglio dei Ministri. "La differenza tra la finanziaria del 2014 e quella del 2015 è che ci sono 18 miliardi di tasse in meno" ha rivendicato il Premier su twitter a poche ore dal CdM che è stato posticipato alle 18. "No articolo 18, no contributi per chi assume a tempo indeterminato, no Irap sul costo del lavoro. Tolti gli ostacoli per assumere. L'Italia riparte" ha scritto in un altro tweet Renzi facendo riferimento al Jobs Act e alle misure che saranno contenute nella legge di stabilità.

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