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“Godo nel vedere decapitazioni”. Al via il processo contro l’italiana entrata nell’Isis

Meriem Rehailly, 22enne veneta di origine marocchine nel luglio 2015 è fuggita in Siria per arruolarsi nel cosiddetto Stato islamico. Oggi al Tribunale di Venezia è iniziato il processo per terrorismo nei suoi confronti. La giovane è latitante.
A cura di Biagio Chiariello
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“Non puoi immaginare quanto ho goduto ieri… non vedo l’ora di piegare uno e togliergli la testa… ahahahah”.Meriem Rehailly, la ragazza di Arzergrande (Padova) fuggita a Raqqa, in Siria, per entrare nelle fila dell'Isis, lo scriveva ad un’amica nell’autunno del 2014, dopo averle inviato alcune fotografie riguardanti la decapitazione di un prigioniero dei jihadisti. Oggi a Venezia ha preso il via il processo nei suoi confronti per terrorismo. La ventunenne di origini marocchine non era presente in aula: la giovane è infatti latitante da quando ha lasciato il nostro Paese.

Contro di lei il pm antiterrorismo Francesca Crupi ha presentato un fascicolo di circa duemila pagine, nelle quali si trovano documenti sequestrati nella sua abitazione, intercettazioni telefoniche, testimonianze di insegnanti, amiche e persone che sono entrate in contatto con lei, e anche le copie di alcuni messaggi, compreso quello sopracitato. Nel fascicolo processuale anche la sua prima telefonata alla madre dopo aver raggiunto Raqqa dall'aeroporto di Bologna nel luglio del 2015: "Sono arrivata, ci vediamo in paradiso “ diceva Meriem. La genitrice sarà sentita dagli inquirenti nel corso della prossima udienza in programma l'11 luglio. L'ultimo contatto con la famiglia risale al settembre del 2016: la giovane parla al padre e ammette di voler tornare a casa, ma di non essere in grado di farlo.

Da allora si sono persi i contatti di Meriem che all’indomani dell’attentato di Parigi del novembre 2013, scriveva sul suo diario: “Prego Allah per darmi il viaggio e la Jihad per Allah… Amo il Jihad e colui che fa il Jihad avrà un guadagno”. La Procura non ha dubbi che la ragazza sia andata a combattere. Le prove sarebbero i contatti tenuti con una sua amica dalla Siria: “Io qui sto vivendo da Dio perché ho trovato quello che ho sempre sognato”, scrive Meriem raccontando di essere ospitata a Raqqa “in una casa di sole donne alle quali vengono quotidianamente impartite lezioni sul Corano e sull’utilizzo teorico e pratico delle armi per andare a combattere”.

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