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Gli ritirarono la patente perché gay, maxi risarcimento dallo Stato

Il ragazzo si era dichiarato gay alla visita di leva, così scattò una segnalazione alla Motorizzazione civile che gli sospese la patente chiedendogli di sottoporsi ad un nuovo esame di idoneità psico-fisica.
A cura di Antonio Palma
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Chi è vittima di accertati casi di omofobia in Italia ha diritto ad un maxi risarcimento. Lo ha deciso la Corte di Cassazione affrontando il caso di un giovane che nel 2001 aveva dichiarato di essere gay durante la visita per il servizio di leva e che per questo, qualche mese dopo, aveva ricevuto dalla motorizzazione civile di Catania la notifica di un provvedimento di revisione della patente di guida. Il caso del giovane Danilo Giuffrida, già salito alla ribalta delle cronache negli anni scorsi, infatti è arrivato finalmente al terzo grado di giudizio e i giudici gli hanno dato definitivamente ragione stabilendo che il risarcimento deve essere più alto di quello previsto dagli altri gradi di giudizio. L'Alta Corte ha stabilito che chi subisce discriminazioni sessuali, con una palese violazione della privacy in relazione alla propria omosessualità, ha pieno diritto a un maxi risarcimento dei danni subiti. Nello specifico della patente sospesa, secondo i giudici c'è stato "un vero e proprio comportamento omofobico" oltre che "intollerabilmente reiterato" da parte della pubblica amministrazione che ora dovrà compensare il ragazzo discriminato con un congruo risarcimento.

Il Ricorso in Tribunale

Ai medici militari Giuffrida, durante la visita di leva, aveva dichiarato la propria omosessualità, ma questi informarono la Motorizzazione civile rispetto al fatto che il ragazzo non possedeva i requisiti psicofisici necessari. Dalla motorizzazione scattò quindi un provvedimento di sospensione della patente in attesa di un nuovo esame di idoneità psico-fisica. Il ragazzo però fece ricorso in Tribunale ottenendo il riconoscimento del danno sia in primo grado che dalla Corte d’appello di Catania che condannò il Ministero della Difesa e quello dei Trasporti a pagare 20mila euro di risarcimento. Ora la Cassazione ha deciso che sono troppo pochi. Per questo è stato disposto il rinvio del caso per riquantificare al rialzo il risarcimento per violazione della privacy e discriminazione sessuale.

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