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Gli italiani non hanno più voglia di cucinare: è il tempo della ‘takeaway generation’

Le ricette della nonna presto saranno solo un lontano ricordo. Il boom dei servizi take away nel nostro Paese (+3240 tra il 2009 e il 2015) sembra riflettere una rivoluzione nelle abitudini alimentari degli italiani. La scelta ricade sempre più sul cibo d’asporto. Ma non per forza deve trattarsi di junk food…
A cura di Biagio Chiariello
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C’era un tempo in cui la pizza a domicilio era uno sfizio che ci lasciavamo passare una volta al mese. Poi è arrivata la ‘moda’ del cibo d’asporto in salsa orientale (indiano, cinese o giapponese, per menzionare i più classici). Ma oggi il ‘take away’ è praticamente all’ordine del giorno, tanto che in Regno Unito parlano già di ‘takeaway generation‘, con riferimento particolare a giovani e millennials. Secondo una ricerca effettuata dalla compagnia assicurativa Aviva per l’ Health Check britannico, quasi un under 35 su dieci ammette di mangiare almeno un pasto da asporto o da fast food ogni giorno (con la pizza  in cima alla classifica dei piatti preferiti).

E in Italia? Secondo i dati del Primo Osservatorio Nazionale sul mercato del takeaway in Italia realizzato dal colosso della consegna a domicilio, Just Eat, con GfK Eurisko, nei primi sei mesi dell’anno il 51% degli italiani ha ordinato almeno una volta di persona il pranzo o la cena, e il 39% lo ha fatto al telefono. Quanto al potenziale ‘digital takeaway’ in Italia, è oggi di oltre 7 milioni di persone, con un 19% di italiani che mostrano una “intention to buy” nel mercato dell’online food delivery. Il 65% di chi ha effettuato un ordine online ha usufruito del servizio home delivery (cioè si è fatto portare il cibo a casa). Chi sceglie il delivery, si legge nel rapporto dell'Osservatorio, lo fa a casa, ma anche in ufficio (3 volte al mese). Tra le pietanze prescelte campeggia naturalmente la pizza, ma sono ai primi posti anche sushi e hamburger.

E ormai sono sempre più numerose le società a scendere in campo in questo settore del food delivery che nel 2015 ha fatto registrare un giro d'affari da circa 94 miliardi di dollari (dati Wall Street Journal), in crescita di circa quattro rispetto al 2014 e con tassi d'aumento simili previsti per i prossimi anni. La prima a scendere in campo, nel 2001, è stata appunto, JustEat, che dalla Danimarca è riuscita a allargarsi in decine e decine di Paesi del mondo. Poi sono arrivati Deliveroo, UberEat, Diet to Go, e tante altre: e le scelte culinarie sono molteplici. Non più solo pizza. Tra le aziende in questo campo c’è ad esempio Foodora, startup tedesca specializzata in menu selezionati e di qualità. Il mondo dell’imprenditoria ha saputo cavalcare questa ‘rivoluzione gastronomica’, come dimostrano i dati riportati da Unioncamere e Infocamere che, basandosi sull’iscrizione al registro delle imprese, hanno testimoniato il cambiamento radicale del mercato del lavoro in Italia dopo la crisi iniziata nel 2008. La diminuzione di muratori, carpentieri, idraulici, falegnami, è stata controbilanciata dall’aumento di estetiste, parrucchieri e di servizi di take away (+3240 tra il 2009 e il 2015), il modo rapido di risolvere il problema ‘fame’ ma anche un nuovo costume di vita.

E che le abitudini alimentari degli italiani sono cambiate ce lo dicono anche le scelte al supermercato: gli ingredienti base delle ricette di una volta – "100 gr. burro, 200 cl. latte, 3 cucchiai di farina…" – sono in netto declino (-5,3% quest'anno, – 4% dal 2007) mentre i piatti elaborati come zuppe pronte, insalate lavate o vassoi di sushi (+5,9% nel 2016, +41,9% dal 2007) vanno via come il pane, come evidenzia Nicola De Carne, partner della Nielsen, il termometro più affidabile sui consumi di casa nostra, a Repubblica. Basti pensare che i pomodori pelati negli anni '80 erano il 50% dei consumi nazionali di prodotti lavorati: oggi solo il 10%. Gli italiani non hanno più voglia di cucinare e preferiscono affidarsi al cibo pronto e al take away. "L'addio alla cucina è un trend iniziato da qualche anno, ma che sta accelerando con decisione negli ultimi tempi", conferma Nicola De Carne.

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