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Chiusura Alcoa

Glencore ha rinunciato all’acquisto di Alcoa

Il no definitivo all’acquisizione dello stabilimento di Portovesme è legato al costo dell’energia. Una cattiva notizia per gli 800 operai che vedono sempre più vicino il licenziamento. Passera, però, prova a rassicurare: “Le trattative non sono finite”
A cura di Biagio Chiariello
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Niente da fare, il prezzo dell'energia è troppo alto. Anche la multinazionale svizzera Glencore dice no all'acquisto dell'Alcoa,lo stabilimento di Portovesme (Carbonia Iglesias). Sfuma, dunque, quella che sembrava essere davvero l'ultima ancora di salvataggio per gli operai sardi dopo la decisione dell’azienda americana proprietaria della fabbrica di chiusura graduale degli impianti. Come spiega la lettera di rinuncia inviata al ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, e al governatore sardo, Ugo Cappellacci, il nodo è arrivato dalla condizione che nei giorni scorsi Glencore aveva definito "imprescindibile" per l'apertura di una trattativa per l'acquisizione dell'Alcoa: il costo dell'energia per i prossimi 10 anni non avrebbe dovuto superare i 25 euro/Mwh, richieste ritenute non compatibili, perché fuori mercato, sottolineano fonti vicine al ministero dello Sviluppo economico.

Questo il passaggio fondamentale della lettera di Glencore, firmata dal manager Daniel Goldberg:

Con una volontà meramente propositiva desideriamo sottolineare che con l'applicazione dei meccanismi illustrati arriviamo ad un costo finale dell'energia pari a 35 euro/MWh, prezzo che si è rivelato insufficiente a garantire anche la continuità produttiva di Alcoa. Non intendiamo richiedere al Governo violazioni alla legislazione europea esistente ma semplicemente "suggerire" percorsi alternativi certi che, ove praticabili, avrebbero potuto portare a riequilibrare quei fattori produttivi non sostenibili economicamente. Prendiamo atto del fatto che le strade proposte non incontrerebbero i favori della comunità europea e, pertanto, Vi confermiamo che allo stato attuale e in questa situazione non siamo interessati a proseguire il discorso anche in ragione del fatto che l'attuale gestore dell'impianto, alle stesse condizioni, accumula perdite rilevanti che hanno portato alla decisione di chiudere lo stabilimento".

Sono 800 le persone che rischierebbero il posto (500 operai + 300 appaltati) nel caso in cui non si trovasse un accordo di continuità con i vertici americani dell'Alcoa. Da lunedì il piano di licenziamenti andrà avanti con 67 lavoratori interinali e 20 degli appaltati che resteranno a casa. A ottobre ne verranno licenziati altri 180. I 500 diretti, invece, rimarranno fino al 31 dicembre. Gli incontri per trovare una soluzione che permetta l'estensione della cassa integrazione anche ai lavoratori delle imprese d'appalto vanno comunque avanti. Martedì 2 sono in programma appuntamenti con l'azienda, nella sede della Confindustria, e, nel pomeriggio, con l'assessore regionale al Lavoro. E intanto Passera prova a rassicura: «Le trattative per Alcoa non sono fallite. Una delle aziende interessate si è detta interessata solo con costi dell'energia che non sono né quelli di mercato né quelli autorizzati dalla Ue. Ci sono fortunatamente altri, continueremo a cercarli».

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