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Giulio Regeni, i genitori: “Nostro figlio non temeva per la sua incolumità”

La mamma Paola e e il papà Claudio al pm: “Sapeva dov’era ma non aveva paura per sè”. Mentre il governo egiziano nega che sia stato arrestato, dall’autopsia emergono dettagli inquietanti: prima di spezzargli il collo gli avrebbero strappato le unghie e procurato decine di fratture.
A cura di Redazione
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Fiaccolata a Fiumicello in ricordo di Giulio Regeni.
Fiaccolata a Fiumicello in ricordo di Giulio Regeni.

"Il nostro Giulio non temeva per la sua incolumità. Sapeva di essere in una zona a rischio, ma non aveva paura per la sua vita. Così Paola e Claudio Regeni hanno descritto lo stato d'animo di loro figlio Giulio, torturato e ucciso al Cairo in circostanze ancora misteriose, a Sergio Colaiocco, il pm romano che procede per omicidio volontario. Gli amici di Giulio Regeni, sentiti dagli investigatori al Cairo, avrebbero raccontato che da parte del giovane non c'era un forte impegno politico e tutti i contatti presi erano finalizzati alla sua tesi. "Il suo era solo il lavoro di un ricercatore", avrebbero ribadito.

Il governo egiziano: "Non è stato arrestato".  Il ministro della sicurezza egiziano Magdi Abdel Ghaffar rigetta le accuse contro la polizia: "Giulio Regeni non è mai stato arrestato – ha detto a margine di una conferenza stampa – . Tutte queste illazioni sono inaccettabili: non sono questi i metodi degli apparati del nostro Stato. Regeni non era una spia e invito tutti a non trarre facili conseguenza da insinuazioni e rumors".

"Gli hanno strappato le unghia". Da ulteriori dettagli emersi dopo l'autopsia sul corpo del povero Regeni, non si sono più dubbi sul fatto che sia stato torturato. In particolare Repubblica scrive che "sono state strappate le unghie delle dita e dei piedi, mutilato un orecchio e fratturate le falangi. Le decine di fratture indicano che è stato ripetutamente colpito alle costole, al torace e alla schiena. Per dargli il colpo di grazia gli è stata presa la testa, che è stata fatta ruotare di scatto oltre il punto di resistenza. Di fatto gli è stato spezzato l’osso del collo". Una morte istantanea dopo una lunga agonia. Metodi che di solito vengono usati dalle polizie segrete sulle presunte “spie” alle quali si vogliono estorcere informazioni.

Gentiloni: "Non ci accontenteremo di verità di comodo". “Non ci accontenteremo di verità presunte, come già abbiamo detto in occasione dei due arresti inizialmente collegati alla morte di Giulio Regeni. Vogliamo che si individuino i reali responsabili, e che siano puniti in base alla legge”: a dirlo è il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in un'intervista al quotidiano Repubblica. Il ministro ha sottolineato che pur essendo l'Egitto un nostro “partner strategico” con “un ruolo fondamentale per la stabilizzazione della regione”, l'Italia ha “il dovere di difendere i suoi cittadini”. Il titolare della Farnesina ha inoltre affermato di aver “chiesto e ottenuto che a Il Cairo funzionari investigativi del Ros e della polizia possano partecipare alle indagini egiziane”. Intanto, secondo quanto sostiene il New York Times, il caso Regeni sarà anche al centro degli incontri tra esponenti dell'amministrazione Usa e del governo egiziano. Secondo il quotidiano “i colloqui diplomatici al Cairo e Washington questa settimana probabilmente contribuiranno a concentrare l'attenzione internazionale sulla morte del dottorando italiano il cui corpo, con segni di pesanti percosse, è stato trovato la settimana scorsa al Cairo”.

Fiaccolata a Fiumicello per Giulio – Ieri sera circa duemila persone hanno partecipato alla fiaccolata in memoria di Giulio Regeni a Fiumicello, in provincia di Udine. Un lungo corteo percorso sotto una intensa pioggia è partito dal Municipio per raggiungere il vicino centro polifunzionale. Il sindaco Ennio Scridel ha chiesto che sia fatta piena luce sulla morte del giovane cittadino: “Penso – ha detto il sindaco – che la famiglia abbia il diritto di sapere quanto è successo, così come questa comunità del Friuli”, ma soprattutto quello che vogliamo davvero è che “il pensiero di Giulio venga portato avanti, che venga portata avanti quella difficile battaglia per i diritti dei lavoratori”. “Giulio è stato ucciso per quello in cui credeva – ha detto invece il parroco, don Luigi Fontanot – Devo dire grazie a Dio, Jhavè, Padre, Allah o come vogliamo chiamarlo, grazie a Dio per averci dato Giulio”.

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