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Giudice nega Stamina a un 20enne: “Tutelare i malati da cure incerte”

No da parte del tribunale di Pavia alle cure Stamina per un giovane di 20 anni in gravissime condizioni. Il giudice ha rigettato il ricorso affermando che lo Stato ha il dovere di tutelare i malati da sperimentazioni senza certezze scientifiche.
A cura di Susanna Picone
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Il tribunale di Pavia ha rigettato il ricorso della famiglia di un giovane che chiedeva di ottenere le terapie secondo il discusso protocollo di Davide Vannoni. No, dunque, alle cure Stamina per il malato, un ragazzo di 20 anni affetto da una gravissima malattia degenerativa. Il giudice ha negato le cure – scrive la Provincia Pavese – e ha motivato il perché di questo provvedimento (diverso da altri registrati in tutta Italia). “Il paziente – scrivono i magistrati – ha diritto a essere curato ma lo Stato ha il dovere di tutelare i malati da sperimentazioni che non hanno certezze scientifiche”. Va tutelato il paziente, secondo i giudici, dal “coinvolgimento in situazioni di sperimentazione umana e di sfruttamento delle condizioni di afflizione del paziente stesso”. Il tribunale di Pavia difende, insomma, il principio della “cautela” in materia di cure mediche.

Famiglia delusa dal “no” del giudice – Nel caso del metodo Stamina non ci sarebbero dati scientifici in grado di confermare la validità delle cure: “In nessun paese estero viene applicata la metodologia e la comunità scientifica si è pronunciata negativamente in modo pressoché unanime”. Già in precedenza i genitori del giovane malato avevano impugnato un pronunciamento negativo e nel ricorso avevano affermato che il ragazzo non ha speranze di vita secondo i medici. Ora, delusi da questa decisione, non possono far altro che aspettare. I legali della famiglia hanno infatti commentato che non avendo alcuna alternativa, possono seguire l’evolversi della situazione e del dibattito sul metodo di Davide Vannoni, “nella speranza che emergano elementi di novità tali da consentire di riproporre il ricorso”.

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