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Dati Istat – Giovani: uno su cinque non lavora e non studia

Rapporto Istat sull’occupazione in Italia: il 21% dei giovani non lavora e non studia, le senza occupazione il 45%. Si tratta dei dati peggiori in Europa.
A cura di Alessio Viscardi
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Disoccupati e non inseriti in un percorso di studi, questi gli allarmanti dati diffusi oggi dall'Istat sui giovani italiani nello studio “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”. Uno studio che avvalora gli altri dati forniti dall'Istituto di Statistica Italiano sulle spese impreviste per le famiglie. Uno giovane su cinque non lavora e non studia, si tratta del 21% del totale. Ragazzi tra i 15 ed i 29 anni, è il peggior dato a livello europeo. Probabilmente è questa la causa scatenante delle violenti proteste contro la riforma dell'università Gelmini, solo un esempio delle difficoltà incontrate nella ricerca di una occupazione stabile (istanze cui il Governo ha risposto peraltro con il blocco del turnover che limiterà i concorsi pubblici)

L'Italia non è un paese per giovani e questi dati lo dimostrano, ma nemmeno per donne che con grande difficoltà cercheranno e troveranno lavoro nel 2011. Siamo all'ultimo posto in Europa sia per tasso di occupazione giovanile che femminile (che si assesta soltanto al 46,4%). Una donna su due non lavora e non cerca occupazione. Cresce anche la percentuale di disoccupati di lunga durata. Il 45% dei senza lavoro è in cerca di occupazione da oltre un anno, si tratta di una delle quote più alte in Europa. Dati ancora più allarmanti provengono dal sud della Penisola, dove un lavoratore su cinque è irregolare. Il lavoro nero è una piaga che colpisce soprattutto il settore dell'agricoltura e la regione più colpita è la Calabria, con una percentuale di sommerso pari al 26,6% del totale. Il problema è particolarmente sentita in Campania, con i numerosi progetti regionali alla ribalta delle cronache ultimamente per le presunte minacce di morte a Clemente Mastella.

Cresce anche la criminalità percepita. Una famiglia su tre denuncia il rischio criminale nella zona in cui abita, si tratta del 27% del totale. Sebbene si registri una diminuzione della percezione del fenomeno criminale a livello nazionale di oltre due punti percentuali, regioni come la Campania raggiungono un desolante primato: il 40,2% delle famiglie si sente a rischio. Diminuiscono le spese per la sanità. Ogni famiglia spende in media 1.100€ all'anno per curarsi. Si calcola che ogni nucleo familiare abbia contribuito con le proprie risorse alla spesa sanitaria annuale nella misura del 21,3%, con un calo di tre punti percentuali rispetto a quanto accadeva nel 2001. Inoltre, la spesa per le cure mediche contribuisce all'1,9% del Pil nazionale, si tratterebbe di circa 1.178€ all'anno per ogni famiglia. Una spesa sanitaria pubblica molto inferiore a quella di paesi come Francia e Germania, però, costringe i cittadini a rimetterci di tasca propria sempre più spesso.

Sebbene si registri un sensibile aumento degli asili nido, il sud Italia rimane indietro. Sono il 51% dei comuni italiani quelli che hanno un servizio di asilo nido oppure un servizio integrativo per l'infanzia. Purtroppo, i comuni delle regioni del meridione non hanno ancora una buona diffusione di queste componenti essenziali per aiutare le famiglie a conciliare lavoro e impegni di casa, il che penalizza anche il lavoro femminile.

Aumentano gli stranieri regolarmente residenti in Italia, lo si apprende dalle anagrafi dei comuni. Sono 4,2 milioni i residenti non italiani, il 7% della popolazione. Sono triplicato dal 2001, ma c'è un ritmo di crescita meno sostenuto rispetto ad altri paesi europei e negli ultimi anni anche il ritmo italiano sembra rallentare. Questo a causa della crisi economica e delle normative restrittive entrate in vigore nell'Unione Europea ed in Italia in materia di immigrazione.

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