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Giornata mondiale della Pace, le guerre dimenticate che fanno centinaia di morti al giorno

Oggi è la Giornata Internazionale della Pace, ma in tutto il mondo si continua a combattere Non solo in Siria e Iraq: i conflitti dimenticati in Africa, Asia, Europa e America.
A cura di Davide Falcioni
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Quando nel 1968 Fabrizio De André compose Girotondo – uno dei più celebri brani contro la guerra del cantautore genovese – l'Europa era nel pieno di un tumulto che avrebbe segnato gli anni a venire: gli Stati Uniti avevano invaso il Vietnam e nelle strade, da New York a Parigi, da Roma a Londra, milioni di giovani chiedevano la fine di ogni conflitto. Chiedevano di poter vivere in un pianeta in cui gli esseri umani si tollerassero, condividendo terre e risorse. La grande utopia della pace fu destinata a rimanere, per l'appunto, solo un'utopia. A quasi cinquant'anni le parole di De André restano tremendamente attuali, nonostante il termine guerra sia stato via via sostituito da altri più accettabili per l'opinione pubblica: oggi leggiamo di "missioni di pace" e "interventi umanitari", ma la sostanza non cambia. Gli esportatori di pace intervengono coi droni e i carri armati, causano migliaia di morti ogni anno e alimentano conflitti interni destinati a durare a lungo. Non è un caso che Papa Francesco abbia parlato di "terza guerra mondiale": una guerra che, per dirla con Limes (n°2, 2016) è "una galassia di guerre civili, effetto della disgregazione degli stati" e che potrebbe terminare – secondo la tesi dell'autorevole rivista di geopolitica – quando emergeranno "almeno nelle aree strategiche del pianeta autorevoli riduttori di complessità. Nuove potenze o costellazioni di potenze regionali (…) per consolidare isole di stabilità in grado di formare pacifici sottosistemi regionali".

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In questo quadro, secondo l'ultimo rapporto Global Peace Index 2016, sono solo 10 i paesi al mondo che vivono in pace: si tratta di Botswana, Cile, Costa Rica, Giappone, Mauritius, Panama, Qatar, Svizzera, Uruguay e Vietnam. Tutti gli altri sono alle prese con guerre vere e proprie, terrorismo e lotte feroci alla criminalità organizzata, per una spesa complessiva di 13.600 miliardi di dollari: "Afghanistan e Iraq sono in guerra da oltre 10 anni. A questi, si sono aggiunti Siria, nel 2011, e ancora Libia e Yemen – rivela il dossier – L’incapacità di trovare possibili soluzioni a questi e ad altri conflitti ha fatto precipitare il mondo in uno stato di inuguaglianza e lontananza dalla pace. Se si eliminasse la zona Medio Orientale dalla cartina geografica ci  si renderebbe drammaticamente conto del fatto che il mondo vivrebbe una condizione di tranquillità maggiore: Siria, Iraq e Afghanistan insieme, per esempio,  generano il 75% di morti in battaglia rispetto al resto del mondo”.

Nel 2015 sono state uccise in guerra 167mila persone, 55mila delle quali solo in Siria. L'incremento maggiore di vittime è stato registrato in Afghanistan: dove secondo i dati ufficiali nel 2013 morirono 3.500 persone, mentre nel 2015 15mila. In tutto il mondo i conflitti hanno generato lo scorso anno 46milioni di profughi. Sono decine le guerre dimenticate in tutto il pianeta: se il conflitto in Siria risulta essere il più cruento e "mediatico", molti altri sono meno noti all'opinione pubblica pur avendo conseguenze devastanti.

Europa: la guerra in Ucraina sparita dai giornali

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Dentro i "rassicuranti" confini europei da oltre due anni si combatte la Guerra in Ucraina: il conflitto ha avuto inizio nella primavera del 2014, quando manifestanti armati hanno assunto il controllo di alcuni palazzi governativi dell'Ucraina orientale, nelle regioni di Donec'k, Luhans'k e Charkiv: i miliziani separatisti chiedevano un referendum per l'indipendenza da Kiev, innescando un conflitto con la capitale che è tutt'ora in corso ed ha visto il coinvolgimento di Russia e Stati Uniti. I morti sono migliaia, così come i feriti. Sono state aperte ferite che difficilmente potranno essere sanate e i cui effetti si protrarranno con certezza per gli anni a venire. Di questa guerra, nell'Europa Orientale, le cronache sono pressoché assenti.

Africa: si combatte in Sud Sudan. E anche l'Etiopia è a rischio

E' nota ai più la situazione della Nigeria, paese che vive l'avanzata di Boko Haram e dal quale provengono migliaia di migranti in fuga. Meno nota è invece la guerra in Mali, dove in meno di tre anni si sono susseguiti  la dichiarazione d’indipendenza del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad per l’indipendenza dell’omonima zona desertica nel nord del paese, l’ascesa degli islamisti e il conseguente intervento militare francese, che ha ristabilito solo apparentemente una stabilità. In Sud Sudan si continua a combattere dopo quasi mezzo secolo di guerra: ci si contende il controllo della regione di Abyei, ricca di pozzi petroliferi. Anche l'Etiopia sembra sull'orlo di una guerra civile: secondo Human Rights Watch, tra novembre del 2015 e lo scorso maggio oltre 400 persone sono morte e decine di migliaia sono state arrestate in seguito a manifestazioni di protesta e tensioni tra gruppi etnici.

Asia: da 15 anni l'invasione dell'Afghanistan

Non solo l'Afghanistan: in Pakistan sono stati frequenti anche nel 2016 gli attentati e in molti paesi del continente imperversa la minaccia dei miliziani del BIFF (Bangsamoro Islamic Freedom Fighters), una sorta di "Isis asiatico" intenzionato, come lo Stato Islamico, a costituire  una regione autonoma musulmana che comprenda Malaysia, Indonesia, Brunei, Singapore l’area sud delle Filippine. E a proposito di quest'ultimo paese, dall'insediamento del presidente Duterte è stata avviata un'autentica "guerra" alla droga, con omicidi sommari della polizia ai danni di spacciatori e tossicodipendenti. Ma in Asia non si può dimenticare Israele, con l'occupazione illegale dei territori palestinesi e la costrizione di migliaia di persone nella Striscia di Gaza, un fazzoletto di terra nel mirino negli ultimi anni di devastanti bombardamenti che hanno ucciso migliaia di civili

America: migliaia di morti in Messico nella guerra ai Narcos

Gli Stati Uniti continuano a partecipare a numerosi interventi armati: oltre a quello ormai ultradecennale in Afghanistan, i più importanti sono quelli in Iraq e Siria, dove gli Usa coordinano le operazioni della Coalizione Internazionale. Nei confini del Sud America preoccupa invece la mai sopita guerra tra stato e narcotrafficanti in Messico con migliaia e migliaia di morti ogni anno. Sembra invece volgere al meglio la situazione in Colombia: lunedì il governo e le Farc firmeranno un'intesa di pace che punta a chiudere mezzo secolo di sangue.

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