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Giornata mondiale contro l’Aids, in Italia un sieropositivo su 4 non sa di esserlo

In occasione del World Aids Day 2016, gli esperti invitano a non abbassare la guardia contro la malattia visto che ancora oggi il problema principale è la tardiva diagnosi delle persone infette.
A cura di Antonio Palma
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Dopo essere stato al centro del dibattito pubblico per anni, ormai da tempo il problema Aids sembra essere quasi scomparso dalla narrazione comune eppure nel mondo il virus dell'Hiv continua a uccidere. Un problema non di poco conto visto che come tutte le patologie una diagnosi precoce è fondamentale per poter convivere con la malattia e curarla, quindi insieme all'impegno nello scovare cure adeguate c'è sempre più bisogno di sensibilizzare la popolazione su prevenzione e sessualità protetta. È questo lo scopo principale della Giornata mondiale contro l'Aids che si celebra oggi 1 dicembre in tutto il mondo con centinaia di iniziative come spettacoli, vendite di beneficenza, convegni e sessioni di test gratuiti che andranno avanti per tutto il fine settimana.

Nel corso degli anni proprio la consapevolezza del rischio ha permesso una diminuzione costante del numero di nuove infezioni, oggi scese di circa un terzo, ma si è ancora molto lontani dall'obiettivo di ridurre i nuovi casi a 500mila l’anno entro il 2020. Per questo bisogna continuare a informare e non abbassare mai la guardia. Anche nei Paesi occidentali, dove il rischio è minore, infatti sono ancora troppe le persone a non essere consapevoli della malattia.

Come rivela il Centro europeo di controllo delle malattie e l'Oms, solo in Europa ci sono almeno 122mila persone sieropositive che non sanno di esserlo vale a dire che una persona infetta su 7 non sa di esserlo. Lo stesso problema riguarda anche il 40% di tutti i sieropositivi del mondo, oltre 13 milioni di persone, tanto che l'Oms ha emanato nuove linee guida in cui promuove l’autotest dell’HIV che da oggi sarò disponibile in farmacia anche in Italia per permettere a chiunque di effettuare l'esame comodamente da casa.

Il problema principale riscontrato dagli esperti infatti è che le diagnosi sono troppo tardive con metà dei pazienti che scopre di essere sieropositivo quando l'infezione è già in fase avanzata. Un problema che affigge anche l'Italia dove il 15% dei sieropositivi non ne è consapevole e una diagnosi su due è tardiva. Lo ha ricordato la Società italiana di malattie infettive e tropicali anche se le stime dell'Istituto superiore di sanità parlano di un leggero calo di nuovi casi che nel 2015 sono stati 3.444, vale a dire  5,7 ogni 100mila residenti.

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