181 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Giallo Mariella Cimò, marito condannato a 25 anni: “La uccise e fece sparire il corpo”

L’ottantenne Salvatore di Grazia è stato condannato a 25 anni di carcere per l’omicidio della moglie Mariella Cimò, di cui non è mai stato ritrovato il corpo. Secondo i giudici del tribunale di Catania l’avrebbe uccisa per continuare la “già disinvolta frequentazione di donne a pagamento”.
A cura di Angela Marino
181 CONDIVISIONI
Immagine

“Ci sono tre cose a cui non si può dire di no: un caffè, una sigaretta e una bella donna”. Proprio la passione per le belle donne avrebbe messo nei guai Salvatore Di Grazia, 80 anni, condannato per omicidio e occultamento di cadavere per la presunta morte della moglie Mariella Cimò. Il don Giovanni siciliano dagli occhi cerulei è accusato di averla uccisa al culmine di un litigio scoppiato una torrida sera di agosto nella loro abitazione alla periferia di Catania. L’uomo avrebbe aggredito la consorte – secondo le accuse della procura catanese – dopo che questa gli aveva comunicato di voler chiudere l’autolavaggio di famiglia. Proprio la struttura – sempre secondo le ipotesi accusatorie – veniva utilizzato come “alcova” per gli incontri extraconiugali del marito, incontri che sarebbero stati numerosi, tanto da guadagnare all’anziano informatore farmaceutico la fama di "sciupafemmine".

La scomparsa

Mariella Cimò è scomparsa la sera del 25 agosto 2011 dalla villetta in cui viveva con il marito a San Gregorio (Catania). È proprio Salvatore di Grazia a denunciarne la scomparsa per “allontanamento volontario”. Undici giorni dopo. Da quel momento partono le ricerche a tappeto, ma di Mariella non c'è traccia. I carabinieri passano al setaccio le immagini delle videocamere di sorveglianza per ricostruire gli ultimi spostamenti della donna, che secondo il marito sarebbe andata via dalla villa nel corso di quel 25 agosto. Nelle immagini, però, Mariella non c'è.

L’arresto

Le indagini portano tutte in una sola direzione: quella del femminicidio. Un anno dopo la scomparsa, sulla base degli indizi raccolti e in mancanza del corpo, Salvatore di Grazia viene arrestato per omicidio e occultamento di cadavere. Contro di lui una serie di incongruenze: l’uomo racconta agli inquirenti che il 25 agosto uscì dalla villa di San Gregorio la mattina e vi fece ritorno la sera. Le sue parole vengono però smentite dai filmati del circuito di videosorveglianza dei vicini dove si vede l'ottantenne uscire e rientrare per tre volte. La sua tesi di un allontanamento volontario della moglie, inoltre, si scontra con le condizioni fisiche della donna che, soffrendo di alcune patologie, non sarebbe stata in grado di muoversi e camminare facilmente. Altro ostacolo, la presenza dei tanti cani e gatti che la donna accudiva da anni con grande attaccamento e che non avrebbe mai abbandonato da un giorno all’altro. La mattina del 25 agosto 2011, inoltre, Salvatore Di Grazia viene visto in un negozio di Aci Sant'Antonio alle 8 del mattino per acquistare una vasca di oltre 250 litri. Poco dopo l'uomo fa ritorno all'esercizio commerciale per cambiarla con una più capiente. Il contenitore non verrà mai più ritrovato.

Il 7 aprile 2017 Salvatore di Grazia è stato condannato a venticinque anni di carcere per aver ucciso la moglie. Secondo la corte del tribunale di Catania "Di Grazia, in definitiva, si è liberato della moglie (probabilmente in esito ad un fatale ultimo litigio) per continuare liberamente (se non per incrementare) la già disinvolta e talora frenetica frequentazione di donne ad esclusivi scopi sessuali per lo più dietro pagamento di somme di denaro, fatti che sarebbero avvenuti nel retrobottega di un autolavaggio ad Aci Sant’Antonio".

181 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views