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Gerusalemme, i luoghi sacri cancellati dalla storia

A Gerusalemme è in corso una vera e propria battaglia per il diritto alla storia. I luoghi sacri come il Muro del Pianto e la Spianata delle Moschee sono stati indicati, nel documento Unesco per la Risoluzione, solo con nome arabo non tenendo conto della tradizione ebraica.
A cura di Silvia Buffo
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Gerusalemme
Gerusalemme

L'Unesco ha adottato ufficialmente una risoluzione su Gerusalemme est voluta dai Paesi arabi, esaminata e votata giovedì scorso a Parigi dai 58 stati membri del consiglio esecutivo dell'organizzazione per la pace e la cultura dell'Onu, a nome della protezione del patrimonio culturale palestinese ma scatena l'ira di Israele poiché nega il legame millenario degli ebrei con la Città vecchia a ridosso del Muro del pianto, il luogo più sacro per gli ebrei di tutto il mondo. Nel documento presentato per "tutelare il patrimonio culturale della Palestina e il carattere distintivo di Gerusalemme Est" i luoghi santi sono indicati solo con il nome arabo, provocando indignazione negli israeliani. Irina Bokova, direttrice generale Unesco, mostratasi contraria alle omissioni originali nel testo ha ricevuto minacce di morte.

Il rispetto della tradizione ebraica è venuto meno

Irina Bokova, si era da subito dissociata dalla risoluzione. Queste le parole che hanno suscitato minacce di morte nei suoi confronti:

Nessun posto più di Gerusalemme è spazio condiviso di patrimonio e tradizioni per ebrei, cristiani e musulmani. La sua eredità è indivisibile e ciascuna delle sue comunità ha diritto al riconoscimento esplicito della propria storia e al rapporto con la città. Negare, nascondere o eliminare qualsiasi delle tradizioni ebraiche, cristiane o musulmane mina l'integrità del sito e contrasta con le ragioni che hanno giustificato la sua iscrizione nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco.

Tuttavia la posizione della Bokova è stata vana dato che il testo finale della risoluzione è rimasto invariato.

Quali sono i luoghi coinvolti?

Il muro del pianto
Il muro del pianto

A creare indignazione fra gli israeliani è stata la decisione di usare solo il nome islamico per il complesso della moschea di Al-Aqsa, ignorando invece il termine ebraico Monte del Tempio. Si tratterebbe della zona, che comprende il Muro del Pianto, una parte del muro occidentale del Tempio ebraico, che andò distrutto in età romana, luogo sacro per eccellenza nel mondo ebraico, e la Spianata delle Moschee, il terzo luogo sacro musulmano, che da sempre provoca tensioni. Netanyahu ha lanciato un paragone calzante per evidenziare il paradosso di quanto sta accadendo:

Dire che Israele non ha connessioni con il Monte del Tempio e il Muro del Pianto è come dire che la Cina non ha legami con la Grande Muraglia o l'Egitto con le piramidi.

Il riconoscimento della storia è un diritto inviolabile

Il riconoscimento esplicito della propria storia e del rapporto con la città è un diritto inalienabile. Negare le tradizioni- ebraiche, cristiane o musulmane che siano- lede l'integrità culturale del posto e contrasta con le ragioni che hanno giustificato la sua iscrizione nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco. Motivo per cui la Bokova continua a battersi al momento rischiando la sua incolumità ma non ottenendo esiti positivi nella sua controversa battaglia per il diritto alla storia.

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