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Germania, spara al Re della Thailandia con una pistola ad aria compressa: 14enne indagato

L’incidente sarebbe avvenuto la notte del 10 giugno. La casata reale non sarebbe interessata a perseguire i responsabili dell’incidente.
A cura di G. L.
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Re Rama X (credits to Amrufm)
Re Rama X (credits to Amrufm)

Questa storia include un “attentato” ad un re, proiettili di plastica e una pistola giocattolo ma non si tratta affatto di un gioco. Probabilmente, adesso se ne sarà reso conto anche il 14enne indagato dalle autorità tedesche per aver utilizzato una pistola ad aria compressa per sparare dei pallini di plastica contro il re Thailandese Rama X. Al momento dell’incidente, il giovane sarebbe stato in compagnia di un altro 13enne che, come prevedono le leggi federali tedesche, è ritenuto non imputabile.

Il re ciclista

L’incidente per cui il 14enne risulta indagato da mercoledì 21 giugno sarebbe accaduto la sera del 10 giugno scorso e sarebbe accaduto nei pressi di Monaco di Baviera. Re Rama X, nome ufficiale di Maha Vajiralongjorn, che dovrebbe essere ufficialmente incoronato a fine anno dopo la morte del padre Rama IX, visita regolarmente il sud della Germania e, in quell’occasione, si sarebbe trovato a bordo di una bici insieme al suo entourage.

I due ragazzi avrebbero, quindi, sparato dei colpi con una pistola ad aria compressa dal giardino o dalla finestra di un’abitazione posta lungo il percorso seguito dal re, mirando sul gruppo di ciclisti. Più tardi, altri colpi sarebbero stati esplosi contro l’auto su cui viaggiava il re nelle strade della piccola città di Erding, circa 40 chilometri da Monaco.

Nessuna denuncia da parte della Thailandia

La casata reale ha reso noto di non essere interessata a sporgere denuncia e l’ambasciata thailandese non ha voluto commentare l’accaduto, cosa che pone un grosso punto interrogativo su chi abbia informato la polizia dell’incidente.

Il procuratore Thomas Rauscher ha reso noto che il 14enne è indagato per tentate lesioni aggravate. Nessuno è stato ferito nei due episodi ma non è ancora chiaro se i presunti responsabili fossero a conoscenza dell’identità dei loro bersagli.

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