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Localizzatori, geofoni e “snake eye”: la tecnologia che aiuta a trovare i superstiti

L’individuazione dei punti esatti in cui si trovavano i superstiti è stata possibile anche all’ausilio delle più moderne tecnologie.
A cura di Davide Falcioni
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Determinanti, nella corsa contro il tempo per cercare di salvare gli ospiti dell'Hotel Rigopiano di Farindola, è stato il ruolo giocato dalle più moderne e sofisticate tecnologie in uso alla polizia scientifica, mobilitata fin dalle prime ore immediatamente successive alla tragedia dal questore di Pescara. Ebbene, la localizzazione dei dispersi è stata possibile in alcuni casi grazie alle sofisticate apparecchiature in uso alle forze dell'ordine. In particolare ieri sera, intorno alle 22, il gatto delle nevi è riuscito a portare sul posto le strumentazioni elettroniche che vengono abitualmente utilizzate dalla polizia per la geolocalizzazione dei cellulari. Gli apparati elettronici sono stati posizionati nella mansarda dell'albergo ed hanno permesso di catturare i segnali provenienti da una lista di undici cellulari forniti dalla squadra mobile di Pescara e appartenenti ai dispersi.

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Malgrado il freddo, la neve e il buio le strumentazioni hanno fatto il loro dovere consentendo di individuare il punto esatto in cui scavare, dando in questo modo una preziosa traccia ai soccorritori. È stata così tratta in salvo una persona ferita e sono stati recuperati tre cadaveri. Anche le Fiamme Gialle presenti sul posto stanno utilizzando sistemi che consentono di individuare con la massima precisione i telefoni cellulari per indirizzare le ricerche verso aree circoscritte. Più in particolare, sono stati rilevati segnali di due utenze intestate ad ospiti della struttura provenienti dallo stesso punto in cui sono stati individuati alcuni superstiti. Il sistema in uso alla Guardia di Finanza prevede che, una volta acquisite le utenze in uso ai dispersi, venga avviato il monitoraggio: la localizzazione di precisione consente di trovare il cellulare nel raggio di un metro. Il capitano Luigi Di Palo e l' ispettore che è venuto a portarlo non vogliono rivelarne il nome, «perché è un congegno militare». Rileva le onde elettromagnetiche a media gittata, che vuol dire intercettare il segnale di un telefonino, di un computer o di qualsiasi altro aggeggio elettronico.

I vigili del fuoco invece hanno utilizzato lo snake-eye, letteralmente occhio di serpente: un' attrezzatur che consiste in una microcamera mobile montata su un piccolo tubo e infilata fra le macerie perché possa vedere dove l'occhio umano non arriva. La telecamera trasmette le immagini su uno schermo ed eccoli, i bimbi di ieri. Saltano, salutano. Ed è un video meraviglioso, a quasi 48 ore dalla valanga e dopo che il geofono, uno strumento per captare onde sonore capace di sentire anche una goccia d'acqua che cade, aveva colto piccoli, piccolissimi rumori provenire da sotto cumuli enormi di neve e cemento.

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