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Gentiloni, l’ombra capace di non fare ombra

Vita e politica del Presidente del Consiglio che subentra (ma non troppo) a Renzi. Dalla sinistra extraparlamentare fino a diventare eminenza grigia sotto Rutelli e poi renzianissimo. Ecco i suoi passaggi.
A cura di Giulio Cavalli
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E quindi siamo al governo Gentiloni. Dopo le consultazioni del Presidente della Repubblica (e soprattutto gli incontri incrociati di un Renzi che appare dimissionario ma non troppo, come il tempo di un'aria barocca) è l'ex ministro agli esteri l'uomo indicato come capo del prossimo governo che deve scrivere la legge elettorale e poi andare al voto. Gentiloni è la mediazione tra Renzi dice di voler scomparire ma non lo farà (e, intendiamoci, è un suo diritto) e Mattarella che avrebbe preferito un Renzi bis piuttosto che un bis senza Renzi in apparenza. Gentiloni accontenta (e forse scontenterà) entrambi.

La storia, innanzitutto, perché la storia è importante. Paolo Gentiloni è della famiglia dei conti Gentiloni Silverj, Nobili di Filottrano, di Cingoli e di Macerata famiglia di alto lignaggio che comprende tra le sue fila anche quell'antico conte Vincenzo Ottorino Gentiloni che fu dirigente dell'Azione Cattolica e che nel 1912 con l'allora Presidente Giolitti firmò l'entrata dei cattolici nella politica italiana strappando la promessa che il governo si sarebbe impegnato per il finanziamento delle scuole private (principalmente cattoliche), per evitare che venisse consentito il divorzio e che rimanesse separata la giurisdizione per il clero. Paolo Gentiloni nasce in un ambiente fortemente cattolico ma diventa presto estremista: muove i suoi primi passi politici con Mario Capanna e il Movimento Studentesco. Nel 1970 scappa di casa e si trasferisce nella più vivace Milano, aderisce al gruppo de Il Manifesto, pacifista convinto si iscrive al Pdup di Lucio Magri e di Luciana Castellina.

Poi, d'improvviso, si modera. Appoggia la svolta ecologista del radicale Rutelli e ne diventa l'ombra: è l'eminenza grigia di Rutelli sindaco di Roma e ne segue il viaggio in tutte le articolazioni partitiche (da l'Asinello alla Margherita) fino al PD. Moderato allo sfinimento Gentiloni preferisce stare dietro alle quinte anche perché quando ci si mette davanti sono mazzate: alle primarie del PD per individuare il candidato sindaco per Roma riesce ad arrivare terzo su tre (dopo Ignazio Marino e Sassoli) e capisce che prendere i voti non è il suo forte, proprio no.

Ma i voti non contano se hai gli amici giusti e così quando Renzi spedisce in Europa Federica Mogherini e deve trovare un sostituto al Ministero degli Esteri in molti fanno il nome della brava Lia Quartapelle ma l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano insiste per la nomina di Gentiloni in nome dell'esperienza e così il nostro si prende il ministero. Da ministro c'è da dire che non esce benissimo sulla gestione della vicenda di Giulio Regeni e i giochetti di Al Sisi (chiedere ai genitori di Regeni) e ci si ricorda di un'improvvida solidarietà espressa a Erdogan nei giorni del golpe turco che gli si ritorcerà contro durante le successive tirannie del leader turco. Ma soprattutto pesano le risposte mancate e poi sbagliate sul commercio di armi tra l'Italia e l'Arabia Saudita: contravvenendo la legge 185/1990 che vieta la vendita di armi a Paesi in guerra non autorizzata dalle Nazioni Unite l'Italia smercia armi che vengono utilizzate (anche) nei bombardamenti dello Yemen. Gentiloni prima glissa poi ammette dichiarando che il tutto è avvenuto fino al 2015. Poi viene smentito dai fatti e si corregge dicendo non esista nessun blocco verso l'Arabia Saudita dimenticando che proprio il Parlamento Europeo ne ha chiesto l'embargo. Sulla vicenda, è utile ricordarlo, c'è in corso un'indagine.

Ma alla fine Gentiloni è Presidente del Consiglio perché ha la caratteristica perfetta per diventarlo: non fa ombra a Renzi pur rispondendogli direttamente. È l'uomo giusto al momento giusto, ma per chi? A lui ora l'occasione di avere una risposta.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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