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Alfano e Figc: chi di voi dice menzogne su Genny ‘a carogna?

Il ministro dell’Interno dice che non c’è stata “trattativa” col capotifoso. La Figc ricostruisce invece una storia del tutto diversa. Chi ha ragione e chi dice balle?
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genny a carogna e hamsik

Ci sono due fatti che stridono, due elementi rilevanti inseriti in due distinte ricostruzioni rese note oggi, una dal Viminale, per bocca del suo massimo rappresentante, il ministro degli Interni Angelino Alfano, l'altra firmata da Gianpaolo Tosel, giudice sportivo della Figc, Federazione italiana giuoco calcio, che ha comminato due partite a porte chiuse per il Calcio Napoli dopo i fatti di Roma nella finale di Coppa Italia con la Fiorentina. La prima dice che non c'è stata la famigerata "trattativa" tra forze dell'ordine, giocatori (nella fattispecie il capitano del Calcio Napoli, l'incolpevole Marek Hamsik) e Lega Calcio con i tifosi sugli spalti e l'ormai noto Gennaro De Tommaso alias Genny ‘a carogna. L'altra ricostruzione dice che invece questo tira e molla non solo c'è stato (e ci sono le immagini) ma che Genny era in quel momento stato individuato quale «interlocutore» per parlare ai tifosi. Dunque l'ultrà che rappresenta la parte peggiore del tifo stavolta è stato usato da chi aveva il dovere di condurre l'evento sportivo nel migliore dei modi, senza danni a nessuno. Dunque non si spiega il perché del Daspo di 5 anni al capotifoso dei Mastiffs. Questo ragionamento è vero se è vera la ricostruzione della Figc.

Alfano e Figc: le versioni a confronto

Ma se Alfano dice il contrario a chi dobbiamo credere? Il ministro dichiara: «Non vi è stata alcuna trattativa, l'incontro si sarebbe svolto comunque per scongiurare, in caso di rinvio, i rischi per il deflusso degli spettatori». E sostiene che Hamsik «è stato accompagnato da dirigenti del suo club e da funzionari di polizia, la cui presenza era motivata da esclusive ragioni di tutela d'incolumità». La Figc nel suo comunicato, il numero 186, raccontando di Hamsik dice altro. «Verso le ore 20.45, alcuni stewards avevano riferito ai collaboratori della Procura federale che i sostenitori del Napoli “intendevano invadere il campo qualora il capitano della loro squadra non si fosse recato sotto la curva per parlare con i capi degli ultras. Il Vice Procuratore Ricciardi contattava il dott. Failla (responsabile O.P.) in quanto gli stewards addetti al settore erano allarmati dalle richieste dei tifosi napoletani. Dopo i colloqui intercorsi tra il dott. Failla e i dirigenti del Napoli, il capitano veniva scortato sotto la Curva Nord, ove rassicurava i tifosi, comunicando loro che l’incidente occorso ai tifosi rimasti feriti circa tre ore prima della gara non aveva alcun collegamento con ragioni di tifoserie e/o di Polizia». E ancora: « …il capitano Hamsik trovava come interlocutore un individuo, postosi a cavalcioni della vetrata delimitante la Curva Nord, indossante una maglia di color nero che, nella parte anteriore, esibiva la dicitura "Speziale libero", spregevolmente allusiva all'uccisione di un Servitore dello Stato. Alla conclusione del "colloquio", con 45 minuti di ritardo, la gara poteva iniziare».

"Trovare un interlocutore" entra di diritto nel frasario tutto italiano della burocrazia che gioca a scaricabarile e fa il paio con le "case a sua insaputa" e i "sono stato frainteso". Chi ha portato lì Hamsik sapeva di trovare i capotifosi appollaiati. I poliziotti sanno leggere: avevano visto la maglietta su Speziali e non hanno mosso un dito. Genny ‘a carogna sarà stato pure una carogna in tutto il resto della sua vita ma in quel momento serviva ad uno scopo. E in questa storia c'è chi racconta menzogne.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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