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Gay chiedono all’Italia di riconoscere i figli adottati negli Usa: Procura dice no

La vicenda di due donne che si sposate in America e che hanno adottato l’una il figlio biologico dell’altra. Ora una delle due ha ottenuto la cittadinanza italiana e con la famiglia si è trasferita a Bologna: chiede al Tribunale dei Minori che venga riconosciuta l’adozione della figlia della moglie.
A cura di Susanna Picone
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Due donne che da anni in America costituiscono una famiglia, ora che si sono trasferite a Bologna, devono fare i conti con la legge italiana per veder riconosciuti i loro diritti. Le due donne si sono sposate in America e dieci anni fa sono diventate entrambe madri con la fecondazione eterologa da donatore anonimo. Hanno dato alla luce una bambina e un bambino e ciascuna delle due madri ha ottenuto l’adozione del figlio dell’altra. La coppia gay si è “scontrata” con le leggi italiane nel 2013, quando una di loro, un’insegnante universitaria, ha ottenuto la cittadinanza italiana per discendenza. Tutta la famiglia si è trasferita a Bologna e ora la coppia omosessuale chiede al tribunale dei Minori dell’Emilia Romagna che venga riconosciuta anche in Italia l’adozione dei figli come sancita dal Tribunale americano.

La Procura dei Minori si oppone

L'istruttoria al Tribunale dei Minori si è conclusa e si sta attendendo la decisione del collegio dei giudici, con il parere negativo e già depositato della Procura, dove si sottolinea come un accoglimento sarebbe contrario alla legge italiana. L’avvocato Claudio Pezzi, che assiste la donna italiana, ha presentato un ricorso per far notare come la domanda “che è espressa anche nell'interesse della minore, si fonda sull'esigenza di tutelare il diritto alla vita familiare della figlia, che dalla nascita vive una situazione caratterizzata dalla stabilità di relazioni affettive familiari in un rapporto di filiazione con entrambe le madri (la madre biologica e la madre adottiva) e nella relazione con il fratello, di pochi mesi più giovane”. Il bambino ha ottenuto, come la madre biologica, la cittadinanza italiana, mentre l'altra madre e la figlia godono di permesso di soggiorno europeo concesso nel 2013 dalla questura di Bologna per ragioni familiari, in virtù dell'accertamento di un valido nucleo familiare costituito all'estero.

Il Presidente del Tribunale: “Non ci faremo condizionare”

Il ricorso fa notare “il grave ed oggettivo vulnus” per la bambina che deriverebbe dal mancato riconoscimento dell'adozione. La minore si vedrebbe infatti privata del riconoscimento di un legame di filiazione che è per lei tale fin dalla nascita e, inoltre, si vedrebbe privata del diritto di cittadinanza italiana e europea che le deriva quale figlia di cittadina italiana. L’avvocato ha sottolineato anche come la domanda di adozione si qualifichi come “step parent adoption” o “second parent adoption”, essendo in vita il genitore biologico del minore, il quale ha prestato il consenso nella procedura di adozione all’estero e lo ha riformulato nel ricorso italiano. Ha commentato la vicenda il presidente del Tribunale per i Minorenni dell'Emilia-Romagna, Giuseppe Spadaro: “Il caso verrà trattato con la consueta attenzione e celerità, senza farci condizionare da argomenti di natura diversa da quella giuridica e tentando di approntare la massima tutela dell'interesse dei minori coinvolti nella vicenda”.

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