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Garrone espone “Il Racconto dei Racconti” al Moma di New York

Ad aprire la rassegna “Italian Film, 21st-Century Style: A Tribute To Rai Cinema” al Moma di New York è “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone che compiaciuto dichiara: “spero che lo guardiate seguendo il cuore, abbandonandovi alle immagini, in modo emozionale non in maniera cerebrale, come quando eravate bambini”.
A cura di Silvia Buffo
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Garrone
Uno scatto del regista Matteo Garrone

È fra i dieci titoli italiani accolti nella library di film "capolavori d'arte", proiettato per la prima volta negli Stati Uniti, il kolossal fantastico, primo film in lingua inglese del regista e con un cast internazionale fra cui Vincent Cassel e Salma Hayek. È al fianco di altri capolavori come "Le meraviglie"di Alice Rohrwacher, "Sacro Gra" di Gianfranco Rosi, "Cesare deve morire" di Paolo e Vittorio Taviani, "Terraferma" di Emanuele Crialese, "Le chiavi di casa" di Gianni Amelio, "Buongiorno notte" di Marco Bellocchio, "Il mestiere delle armi" di Ermanno Olmi e "La stanza del figlio di Nanni Moretti".

Il film, composto da tre diversi episodi, liberamente tratti dalla raccolta di fiabe, "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile, narrati e intrecciati fra loro: "La cerva", "La pulce" e "La vecchia scorticata", fu presentato al Festival di Cannes 2015, ricevendo sette minuti di applausi da parte pubblico, era evidentemente destinato al successo. Garrone, già protagonista all'Istituto Italiano di Cultura con Antonio Monda, conquista così il pubblico americano:

"Per me è una grande emozione essere qui. Ricordo quando da ragazzo facevo il pittore e giravo il mondo a visitare i musei. Venivo al Moma e sognavo che un giorno avrebbe ospitato una mia mostra. Invece oggi ha i miei film nella sua cineteca, è una grande soddisfazione. C'è eccitazione, certo, e anche paura. Per la prima volta vedo il film in pellicola, girato in digitale. Faccio dei quadri in movimento, la mia formazione è pittorica. Quando ho pensato di portare sullo schermo "Il racconto dei racconti" è stata una scelta difficile girarlo in inglese, ma pensavo che potesse avere un circuito in Inghilterra e in America".

E in merito ai suoi "Gomorra" e a "L'imbalsamatore", sempre fra i dieci capolavori italiani esposi al Moma, aggiunge:

"Il libro di Saviano si prestava, c'erano tante storie da raccontare e da sviluppare, ma all'epoca non c'era questa mania per la tv. Anche "Il racconto dei racconti" di Basile si presterebbe a diventare una serie lunga ma è un'operazione complessa: è ricco, visionario, al cinema è diventato quasi un film muto, parla attraverso le immagini. I film che ho girato, pur molto diversi tra loro, sono legati: "Il racconto dei racconti" può essere in qualche modo avvicinato a "L'imbalsamatore" per l'ossessione  del corpo, il grottesco. Ma è un film più difficile rispetto a come lo immaginavo, più raffinato, alla fine meno popolare".

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