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Garante privacy dice no al riconoscimento facciale per ottenere finanziamenti

No all’uso di un sistema di riconoscimento facciale che avrebbe dovuto registrare e verificare i volti di chi richiede un finanziamento allo scopo di prevenire possibili furti di identità.
A cura di S. P.
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No all'uso di un sistema di riconoscimento facciale per verificare l'identità di chi richiede un finanziamento. È il Garante della privacy a dire no al servizio concepito per prevenire possibili furti di identità. La società che lo aveva progettato pensava di acquisire tramite scansione la fotografia presente sul documento di identità dei clienti al momento in cui richiedevano forme di finanziamento presso istituti di credito o altri intermediari finanziari. I dati biometrici del volto – inseriti in una banca dati e associati con altre informazioni personali – dovevano essere poi confrontati con quelli già censiti o presenti in altri archivi. La ricerca sarebbe stata successivamente estesa anche a immagini pubblicate sulla stampa e sul web.

Il Garante ha individuato “molteplici criticità relative al nuovo sistema”, che peraltro avrebbe comportato la raccolta dei volti di un numero enorme di persone. Dagli elementi forniti al Garante della privacy è poi emerso che non erano state previste neppure adeguate misure di sicurezza con conseguenti ripercussioni per i diritti individuali in caso di violazione, di accessi di persone non autorizzate o, comunque, di abusi riguardo alle informazioni memorizzate. Infine, non era conforme al Codice della privacy neppure la modalità di acquisizione del consenso al trattamento dei propri dati biometrici, risultando il consenso di fatto obbligato e senza che fossero previsti metodi alternativi di verifica dell'identità per accedere al finanziamento.

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