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G8 Genova, tornano in servizio i poliziotti condannati per i fatti della Diaz

Hanno scontato la loro pena e ora possono riprendere servizio in polizia: sono alucuni degli agenti condannati dopo le torture alla caserma di Bolzaneto e alla scuola Diaz. Hanno scontato la pena, interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo i pestaggi alla scuola Diaz e le torture nella caserma di Bolzaneto, avevano ricevuto l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni anni. Ma tra pochi giorni saranno riammessi in servizio. Sono i poliziotti del G8 di Genova del 2001, e alcuni di loro sono già in pensione. Tra questi potrebbero tornare presto al lavoro l'ex capo dello Sco (Servizio centrale operativo) Gilberto Caldarozzi, che è stato anche consulente per Finmeccanica, l'ex dirigente della Digos genovese Spartaco Mortola e il funzionario di polizia Pietro Troiani, mentre Massimo Nucera, il poliziotto che raccontò di aver ricevuto una coltellata, è già stato reintegrato. Le condanne scattarono solo per il reato di falso, per la firma nel verbale in cui si dichiarava che all'interno della scuola erano presenti alcune molotov. Ma le bombe in questione erano già state introdotte nell'edificio proprio da agenti di polizia. Quella notte, la sera del 21 luglio 2001, furono massacrate di botte 90 persone, colpite dai manganelli.

Per 16 imputati furono inflitte pene tra i 2 e i 14 anni, gli altri furono condannati a 3 anni e 8 mesi. Ai domiciliari finirono invece Francesco Gratteri e Giovanni Luperi, sebbene entrambi, a processo in corso, fecero comunque carriera nelle forze dell'ordine. Quasi la metà degli agenti coinvolti è già andato in pensione.

Per Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea "E' una vergogna, uno schiaffo alla democrazia: gli agenti, i funzionari e i dirigenti che si macchiarono di quelle violenze non dovrebbero più rappresentare lo Stato, in un Paese civile. È un'offesa alla memoria di Carlo Giuliani e di tutte le persone massacrate di botte, private delle loro libertà, alla Diaz e a Bolzaneto, a quel movimento che scese in piazza e fu torturato, a tutte le persone che credono nella Costituzione e nella democrazia". 

La notizia arriva proprio a pochi giorni dall'approvazione della legge sulla tortura, che appunto mancava in Italia, e per la cui assenza il nostro Paese è stato condannato dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per 5 volte. Sono passati quasi 20 anni dal G8 di Genova, e la nuova legge che ha introdotto questa fattispecie di reato non sarebbe sanzionatoria per i fatti di Genova, se si verificassero oggi. O meglio non assicurerebbe una pena per gli aguzzini. Nel nuovo testo è indicato infatti che la tortura si deve accertare tramite certificati, che dimostrino senza ombra di dubbio le sevizie ricevute e i consequenziali traumi. Ma è assente la certezza di una punizione per i poliziotti e imprescrittibilità: trattandosi di reato contro l'umanità, lo Statuto della Corte penale internazionale prevede infatti che il reato di tortura sia imprescrittibile. Non è così per il legislatore italiano.

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