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“G” come “gun”, “B” come “Battaglia”: così l’Isis insegna a scrivere ai suoi figli

Un libro scolastico rinvenuto in un orfanotrofio mostra come i bambini figli dei miliziani dell’Isis vengono educati.
A cura di Davide Falcioni
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"G" per "gun", pistola. "B" per "battle", battaglia. Se è vero che un perfetto combattente si educa fin dalla tenera età quello che hanno trovato dei soldati dell'esercito iracheno a Mosul è veramente inquietante. In un orfanotrofio abbandonato, infatti, è stato rinvenuto un libro scolastico per bambini delle scuole elementari. I corsi di lettura, scrittura e aritmetica sembrano essere un'introduzione perfetta alla guera e al terrorismo. Nell'apprendimento dell'alfabeto, infatti, la lettera "B" viene abbinata alla parola "battle", la "G" a "gun" – con tanto di foto di un miliziano con un kalashnikov. La "S" sta per "sniper", cioè cecchino mentre la "W" per "woman, cioè donna: peccato, però, che l'illustrazione accanto alla lettera mostri una donna con un velo nero che le nasconde il volto.

 

Che lo Stato Islamico puntasse molto sui bambini soldato era cosa nota, tant'è vero che nei mesi scorsi era emersa anche l'attività dei cosiddetti "cuccioli del califfato", spesso utilizzati anche per esecuzioni sommarie davanti alle telecamere. Il ritrovamento dei libri di testo somministrati dall'Isis, tuttavia, apre scenari se possibile ancor più inquietanti e dimostra come l'indottrinamento, il lavaggio del cervello, cominci già in tenerissima età tra i banchi di scuola, dove non sono i cartoni animati a farla da padroni, bensì ben armi e concetti che con l'educazione infantile hanno poco a che vedere

Ruth Feldman, uno psicologo infantile alla Bar-Ilan University di Tel Aviv, ha fornito una valida interpretazione alla "pedagogia" dell'Isis: "Questi libri rendono il cervello dei bambini molto sensibile alla propaganda e all'influenza dello Stato Islamico". Ovviamente "l'esposizione a messaggi impliciti oppure espliciti come quelli  di questi volumi contribuisce alla formazione di questi bimbi".

Un dossier presentato ieri da Save The Children ha rivelato le condizioni psicologiche dei bambini siriani dopo sei anni di guerra: "Due bambini su tre dicono di aver perso qualcuno che amavano, la loro casa è stata bombardata o sono rimasti feriti a causa del conflitto. Il 50% degli adulti denuncia che gli adolescenti ormai fanno uso di droghe per affrontare lo stress, le violenze domestiche sono aumentate e il 59% degli intervistati conosce bambini e ragazzi reclutati nei gruppi armati, alcuni anche sotto i sette anni".

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