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Frequenze tv: dall’Agcom via libera a un maxisconto a Mediaset e Rai ai danni delle piccole

L’autorità garante per le comunicazioni si appresta a varare un maxi sconto sul canone per la concessione delle frequenze televisive a Rai e Mediaset. Le “piccole”, invece, continueranno a pagare la quota piena.
A cura di D. F.
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Asta per le frequenze Tv, pressing sul Governo pre rivedere le regole del digitale terrestre

Non sono bastati gli avvertimenti dell'Unione Europea, né tanto meno le proteste dei piccoli editori: domani l'Agcom, ovvero l'autorità di garanzia delle comunicazioni, ratificherà un maxi sconto milionario a Rai e Mediaset sul canone per la concessione delle frequenze televisive: le cifre di cui si parla sono impressionanti. Viale Mazzini potrebbe recuperare 126 milioni di euro, mentre il Biscione 80, e il tutto nei prossimi sette anni. In totale 200 milioni di euro in meno. Ma il trattamento riguarderà solo i due colossi.

Rai e Mediaset non dovranno più versare l'1% del fatturato aziendale, ma potranno limitarsi a meno di 10 milioni di euro a testa estratti dai fatturati di Elettronica Industriale e Rai Way, ovvero le società controllate che gestiscono le antenne. Secondo Il Fatto Quotidiano lo Stato, quindi, sarebbe pronto a rinunciare a 131,7 milioni di euro in sette anni, anche se l'Agcon ritiene di poter recuperare aumentando le tasse a La7, Persidera (Telecom-Espresso), H3G e tutti gli imprenditori locali che, tuttavia, non possono beneficiare di fatturati milionari.

Scrive il Fatto: "Oltre a un imperituro impegno politico per salvaguardare il patrimonio di Silvio Berlusconi il gran riformatore, non ci sono spiegazioni plausibili al provvedimento che l’Agcom si appresta a emanare". Favorevoli al provvedimento sono Antonio Martusciello, ex funzionario di Publitalia; Antonio Preto, ex collaboratore di Renato Brunetta e Antonio Tajani di Forza Italia e Francesco Posteraro. Contrari – ma in minoranza – Angelo Cardani e Antonio Nicita. Il via libera è arrivato nonostante le indicazioni dei funzionari europei che a metà luglio chiesero all'Agcom di rispettare “le pari opportunità tra i vari operatori economici” e notarono che “l’importo dei diritti non può ostacolare l’accesso al mercato”. Insomma, anche l'UE si accorse della stranezza di una tassazione che favoriva i colossi e penalizza pesantemente le tv locali. Ora la palla passa in mano al governo, che ha ancora 24 ore di tempo per opporsi all'Agcom. Ma Matteo Renzi avrà il coraggio di fare uno sgarro all'amico-rivale Silvio Berlusconi?

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