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La morte dei fratellini Ciccio e Tore a Gravina

Fratellini Gravina, la Cassazione archivia le indagini sulla morte di Ciccio e Tore

E’ stato respinto il ricorso di Filippo Pappalardi, padre delle due piccole vittime. Per la Suprema Corte “non ci sono elementi nuovi che consentano di riaprire il caso”. Si chiude così definitivamente una triste vicenda che ha avuto inizio dieci anni fa.
A cura di Biagio Chiariello
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La Corte di Cassazione ha archiviato definitivamente l’indagine sulla morte di Ciccio e Tore Pappalardi, i fratellini di Gravina scomparsi nel 2006 e trovati morti nel febbraio 2008. I giudici della Suprema Corte hanno infatti rigettato il ricorso presentato da Filippo Pappalardi, padre delle vittime, nel tentativo di approfondire la vicenda. E’ stata così confermata la decisione presa un anno fa dal Tribunale per i Minorenni di Bari che aveva archiviato l'ultimo procedimento ancora pendente, avviato sulla base di una denuncia dello stesso Pappalardi che chiedeva di verificare e approfondire le dichiarazioni rese anni fa da un uomo di Gravina. Secondo la testimonianza di quest’ultimo, i due ragazzini erano in compagnia di alcuni coetanei prima di sparire. Pappalardi avrebbero voluto sentire proprio quei bambini, divenuti col tempo maggiorenni, che sarebbero stati visti quella maledetta sera con i suoi due figli. Ma per la Cassazione non sussistono "elementi nuovi che consentano di riaprire il caso".

Le tappe della triste storia di Ciccio e Tore

La triste storia dei fratellini di Gravina comincia il 5 giugno del 2006: Francesco e Salvatore Pappalardi, 13 e 11 anni, entrambi originari del comune in provincia di Bari, spariscono nel nulla. Sin dai primi istanti, l’attenzione degli inquirenti si concentra sulla figura del padre, Filippo, separato dalla moglie Rosa, madre di Ciccio e Tore. E’ il 27 novembre 2007 quando l’uomo viene arrestato con le accuse di duplice omicidio aggravato da futili motivi e dai vincoli di parentela ed occultamento di cadavere: l’uomo va in carcere. Cinque mesi dopo i due bambini vengono ritrovati, in una cisterna sotterranea in via Consolazione. Un’amara scoperta che però contribuisce al rilascio del padre: le autopsie sui corpi dei due bambini rivelano che la morte fu conseguenza di una caduta accidentale.

Viene così derubricata l’accusa di omicidio e si ipotizza il reato di “abbandono di minore o persona incapace aggravato da morte successiva”. Pappalardi non avrebbe ucciso i due figli, ma non avrebbe detto tutta la verità e potrebbe avere delle responsabilità in quanto è accaduto. Bisogna attendere il luglio 2009  per vedere l’archiviazione dell’inchiesta a carico del padre dei fratellini. Nel settembre del 2014, l’uomo viene risarcito con circa 65mila euro. Nel frattempo la Procura ordinaria di Bari e quella dei minorenni avevano riaperto le indagini sulla morte dei due ragazzini, proprio sulla base dell’esposto presentato dai genitori. Oggi il capitolo finale della vicenda.

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