Frase choc di un giudice di Trento: “Qua siamo in un posto civile, non siamo a Palermo”
"Avvocato, lei taccia, perché qua siamo in un posto civile, non siamo a Palermo". No, non si tratta di una frase pronunciata in un bar né di una battuta fatta da qualche buontempone in vena di banali ironie sul sud Italia. A pronunciare queste parole, come riferisce all'Adnkronos l'avvocato Stefano Giordano, che si dice "preoccupato per l'accaduto", è stato Carlo Ancona, Presidente del Tribunale del Riesame di Trento, nel corso di un'udienza che si è celebrata ieri proprio a Trento. "E' un fatto gravissimo oltre che una frase razzista – dice Giordano, figlio del Presidente del Maxiprocesso di Palermo Alfonso Giordano – Ieri mi trovavo al Tribunale di Trento per una udienza di rinvio al Tribunale del Riesame, quando è avvenuto un fatto increscioso".
Stefano Giordano, nel frattempo tornato nel capoluogo siciliano, ha dichiarato: "Il presidente del Tribunale del Riesame, il dottor Carlo Ancona, nel condurre l'udienza con un indagato palermitano e con il sottoscritto come difensore, mi ha impedito di svolgere la mia arringa, profferendo la seguente frase: ‘Avvocato, lei taccia, perché qua siamo in un posto civile, non siamo a Palermo'. A questo punto, ho chiesto, e solo dopo numerosi sforzi, ho ottenuto la verbalizzazione di quanto accaduto". "Purtroppo – aggiunge Stefano Giordano – nonostante numerose richieste, non sono riuscito a ottenere dalla cancelleria del Tribunale del Riesame di Trento copia del suddetto verbale". "Manifesto la mia preoccupazione per quanto accaduto, in quanto avvocato, in quanto cittadino italiano e, soprattutto, in quanto palermitano – dice ancora Stefano Giordano – Ho già concordato con il presidente del'Ordine di Palermo, l'avvocato Francesdco Greco, di redigere insieme un esposto che sarà prontamente comunicato al Csm e alle altre autorità istituzionali competenti".