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Franceschini: “Basta complessi, Pd dialoghi con il Pdl”

L’ex segretario del Pd rompe la linea di Bersani e chiede al partito di abbandonare il complesso di superiorità e di dialogare con Berlusconi e il Pdl per il bene del Paese.
A cura di Antonio Palma
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Togliersi di dosso l'insopportabile complesso di superiorità e dialogare con Berlusconi e il Pdl, è la proposta dell'ex capogruppo del Pd Dario Franceschini che rompe così la linea del no al centrodestra impostata dal segretario Bersani. "Bisogna uscire dall'incomunicabilità e abbandonare questo complesso di superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento, per cui pretendiamo di sceglierci l'avversario" avverte Franceschini in un'intervista sul Corriere della Sera, aggiungendo "ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Berlusconi. È con lui che bisogna dialogare". Parole che rompono la linea compatta del partito almeno tra i parlamentari ma che dà sfogo alle numerose voci di dissenso dalla linea di Bersani che in queste settimane si sono moltiplicate.

"Da segretario del Pd sono stato accusato di essere troppo antiberlusconiano, ma una cosa è lo scontro politico, che resta sano un'altra è pensare di scegliersi l'avversario" insiste Franceschini conscio che le sue parole scateneranno molte reazioni negative nel suo stesso schieramento. "Se noi intendiamo mettere davanti l'interesse del Paese, dobbiamo toglierci di dosso questo insopportabile complesso di superiorità, per cui se l'avversario ti piace ci parli, altrimenti non ci parli nemmeno. Il leader della destra è ancora Berlusconi, e la sua sconfitta deve avvenire per vie politiche. Non per vie giudiziarie o legislative" ha messo in chiaro l'ex segretario Pd, smentendo ogni ipotesi di ineleggibilità del Cavaliere. Sul tipo di alleanza però è ancora tutto da stabilire perché sicuramente non è possibile mettere insieme La Russa e Vendola. Franceschini pensa più ad "un esecutivo di transizione, che prenda le misure necessarie per dare ossigeno all'economia mentre in Parlamento si fanno le riforme istituzionali" e senza scambi di nomi per il Quirinale.

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