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Fonsai: arrestata tutta la famiglia Ligresti e gli ex ad del gruppo

Scattate sette ordinanze di custodia cautelare a carico del patron Ligresti, dei suoi tre figli e di alcuni manager, all’epoca dei fatti in ai vertici di Fondiaria-Sai. Ricercato il figlio Paolo che sarebbe in Svizzera. Il reato contestato è quello di false comunicazioni sociali. Si parla di un “buco” da 600 milioni.
A cura di Biagio Chiariello
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Tre membri della famiglia Ligresti sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza di Torino nell’ambito dell' inchiesta su Fonsai, la compagnia assicurativa del gruppo Ligresti che sta tentando in questi mesi la fusione con Unipol. Si tratta del patron Salvatore e delle figlie Ionella e Giulia Maria. La stessa  misura è scattata anche nei confronti di Gioacchino Paolo. Quest'ultimo però, risulta allo stato "ricercato". I finanzieri sanno che il manager si trova in Svizzera e prima di prendere ufficialmente contatti con le autorità elvetiche, attendono di sapere se l' uomo intende rientrare in Italia e consegnarsi.

Insieme a loro sono stati arrestati anche gli ex amministratori delegati di Fonsai, Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta e l'ex vicepresidente Antonio Talarico. Le ipotesi sono di falso in bilancio aggravato per grave nocumento al mercato e manipolazione del mercato. La procura contesta agli arrestati di aver fittiziamente sottostimato nel bilancio 2010 le riserve assicurative per 600 milioni di euro al fine di evitare ricadute sul titolo Fonsai. Per tutti loro il reato contestato è quello di false comunicazioni sociali. Salvatore Ligresti, ex presidente onorario di Fonsai, ha avuto gli arresti domiciliari, mentre per i tre figli e per gli altri tre arrestati è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

L'inchiesta della procura di Torino sul gruppo Fondiaria-Sai era stata inaugurata nell'estate 2012 sulla scia di quella milanese su Premafin, un'altra società del gruppo Ligresti. Avviata per l'ipotesi di falso in bilancio e ostacolo all'attività di vigilanza relativamente al quadriennio 2008-11, si era ampliata lo scorso febbraio con l'aggiunta dell'ipotesi di infedeltà patrimoniale dopo la presentazione di numerose querele da parte degli azionisti. Le Fiamme Gialle avevano perquisito più volte le sedi del gruppo sparse in tutto il Paese  e sequestrato numerosi supporti informatici con almeno 12 terabytes di materiale che è stato analizzato in questi mesi. Il "buco" di 600 milioni sarebbe riferitoalle riserve sinistri che Fonsai aveva contabilizzato nel bilancio 2010, poi utilizzato per predisporre l'aumento di capitale del 2011.

“Uno spaccato inquietante” – Il procuratore aggiunto Vittorio Nessi ha parlato, commentando la svolta nelle indagini, di “uno spaccato inquietante”: “Una società assicurativa molto importante era piegata agli interessi di una parte dell'azionariato, quello che contava. I Ligresti attraverso Premafin detenevano oltre il 30 percento della società”. La famiglia Ligresti, secondo l'accusa, contando anche sulla “compiacenza del top management si è assicurata oltre al costante flusso di dividendi anche il via libera a numerose operazioni immobiliari con parti correlate”. La Procura di Torino ha deciso di procedere con le misure cautelari nei confronti della famiglia sia per le concrete possibilità di fuga, sia per il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.

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