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Foggia, i clan volevano uccidere un poliziotto: “Sono un killer, sparo in testa”

La volontà di uccidere un ispettore di Foggia emerge dalle intercettazioni che hanno portato al fermo di 7 affiliati al clan Moretti-Lanza-Pellegrino. Un ottavo pregiudicato è irreperibile.
A cura di Susanna Picone
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“Io sono un killer, bastardo in faccia… quel cornuto di Sanna… lo devo sparare in testa… lo devo sparare… mo gli devo accendere la macchina”: è quanto F. A., 38 anni, avrebbe detto rivolgendosi ad A.M., 24 anni, facendo esplicito riferimento all’ispettore capo Angelo Sanna, in servizio presso la Squadra Mobile di Foggia. Una intercettazione che ha spinto gli inquirenti a intervenire oggi con otto fermi nei confronti di affiliati al clan Moretti-Lanza-Pellegrino. Entrambi i protagonisti della conversazione intercettata, che risale al 19 gennaio scorso e nella quale si parla appunto della volontà di uccidere l’ispettore di polizia e di incendiargli la macchina, sono tra i soggetti fermati oggi dalla Dda di Bari. In totale sette fermi sono stati eseguiti. Gli indagati rispondono, a vario titolo, della detenzione di otto pistole e un kalashnikov, di una tentata rapina in una gioielleria di Foggia e di una rapina a mano armata. Un ottavo pregiudicato è irreperibile. “Non vi è dubbio – scrivono gli inquirenti nel provvedimento di fermo – che l'intenzione omicida è seria, atteso che viene descritto l'autoveicolo usato, indice di una attività di osservazione nei confronti dell'ispettore Sanna”. I fatti contestati si riferiscono a dicembre 2015-gennaio 2016.

Maneggiavano armi anche alla presenza di bambini – Nel corso delle indagini è stato accertato, grazie a una intercettazione, che i fermati testavano le nuovi armi sugli animali. Secondo gli inquirenti gli indagati avevano una “straordinaria facilità nell’acquisizione delle armi e delle munizioni” e “assoluta spregiudicatezza nell’utilizzo”. La spregiudicatezza di alcuni dei fermati emerge poi anche dal fatto – secondo l'accusa – che gli stessi maneggiavano armi alla presenza di minori. Dalle intercettazioni ambientali compiute in auto si sentono infatti dei rumori di scarrellamenti di pistole semiautomatiche insieme a voci di bambini. Le indagini sono coordinate dai pm Antimafia di Bari Roberto Rossi, Lidia Giorgio e Giuseppe Gatti.

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