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Fisco, Dolce e Gabbana assolti in Cassazione perché il fatto non sussiste

La Cassazione ha ribaltato la sentenza d’Appello assolvendo con formula piena i due stilisti accusati di evasione fiscale.
A cura di Antonio Palma
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Si è conclusa con la definitiva assoluzione da parte della Corte di Cassazione la lunga vicenda giudiziaria degli stilisti Dolce e Gabbana, da tempo accusati di evasione fiscale. L'Alta Corte infatti oggi ha ribaltato la sentenza di secondo grado del tribunale di Milano assolvendo i due con formula piena "perché il fatto non sussiste". In particolare, la Terza sezione penale della Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte d’appello di Milano del 30 aprile 2014 che aveva inflitto ai due stilisti un anno e sei mesi di reclusione per evasione fiscale. Questa è la seconda volta che la Cassazione si esprime sulla questione visto che nel novembre 2011 aveva annullato i proscioglimenti con rinvio, ora invece la decisione di annullare la condanna senza rinvio. Nello stesso procedimento giudiziario assolti anche tutti altri imputati: il commercialista Luciano Patelli, l’amministratrice delegata Cristiana Ruella e Giuseppe Minoni. Assolto infine ma con rinvio Alfonso Dolce, manager del gruppo e fratello dello stilista, ma tutto il processo si prescrive all’inizio di novembre. "Eravamo certi!!! Siamo delle persone oneste!!! W l’Italia" ha scritto a caldo Stefano Gabbana su twitter subito dopo aver appreso la notizia dell'assoluzione.

Il Pg aveva chiesto la conferma della pena per Dolce e Gabbana

Domenico Dolce e Stefano Gabbana in particolare erano entrati nel mirino del Fisco per la creazione nel 2004 di una società in Lussemburgo, che per i pm era ritenuta fittizia. Il tema attorno a cui si è incentrato tutto il processo per i due stilisti riguardava appunto il fatto se la società era stata costruita artificiosamente per evadere il fisco italiano o aveva una effettiva operatività all’estero. In mattinata il procuratore generale aveva chiesto per Dolce e Gabbana di confermare la condanna d'Appello per evasione fiscale, ma con un leggero ritocco al ribasso della pena per la prescrizione di alcuni reati. Per il procuratore generale tutti gli imputati infatti avevano agito "con dolo" perché "perfettamente consapevoli dell'evasione fiscale realizzata con una estero-vestizione in una sede fittizia, quella del Lussemburgo, che non era operativa dal momento che tutto veniva deciso a Milano".

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