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Firme false M5s, si allarga il caso: indagini a Bologna, coinvolto consigliere comunale

Mentre si continua a discutere del caso Palermo, si apre un nuovo fronte di indagine a Bologna: nel mirino le firme depositate dal MoVimento 5 Stelle per le regionali del 2014. “Qualora dovessi ricevere l’avviso di garanzia, mi autosospenderò”, ha dichiarato il consigliere al centro dello scandalo.
A cura di Redazione
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UPDATE  "Qualora la procura confermasse le notizie di stampa e mi arrivasse un avviso di garanzia mi autosospenderò immediatamente in attesa di chiarire la vicenda. Questa brutta esperienza che sto vivendo, deve essere l'occasione per ribadire la nostra trasparenza e serietà in ogni momento", ha dichiarato il consigliere Marco Piazza in relazione alla vicenda di Bologna.

Mentre si continua a parlare del caso Palermo, c’è un’altra grana in casa M5S. La procura di Bologna ha indagato 4 persone, 3 attivisti del MoVimento 5 Stelle e un consigliere comunale, Marco Piazza, per una questione analoga. Gli inquirenti stanno cercando di capire se ci siano state irregolarità nella raccolta delle firme per le elezioni regionali del 2014, per quel che riguarda la candidatura di Giulia Gilbertoni (che raccolse poco più del 13% dei voti per il MoVimento 5 Stelle).

L’inchiesta nasce da un esposto presentato da due ex militanti grillini, che avrebbero denunciato irregolarità nella raccolta delle firme, in particolare per quel che concerne il luogo in cui materialmente sarebbero state firmate le segnature di sostegno alle candidature (raccolte fuori dalla Regione Emilia Romagna). Stando a quanto diffuso in queste ore, sotto accusa vi sarebbe Piazza, che ha autenticato le firme, un dipendente comunale, e altre due militanti, che materialmente avrebbero compiuto le irregolarità. Repubblica parla di “una trentina di casi di rilevo investigativo” e delle “testimonianze di almeno quattro persone che avrebbero completamente disconosciuto la propria firma”.

La replica del consigliere comunale indagato non si è fatta attendere: “Ho scoperto che sono tra gli indagati perché ero uno degli autenticatori e ci tengo a sottolineare che ero anche colui che ha presentato in tribunale le liste, quindi avevo tutte le firme in mano […] Il nostro modo di raccogliere è sempre stato collegiale. Ttutti ci hanno messo le mani e un errore ci può stare nel modo che abbiamo noi di lavorare, che è condiviso”.

Sulla questione è intervenuto anche Stefano Bonaccini, che le elezioni del 2014 le ha vinte con il sostegno del centrosinistra: "Non mi sono mai permesso di interferire con il lavoro della magistratura. Non mi permetterò mai, a differenza di come ha fatto qualche esponente dei 5 Stelle in passato nei nostri confronti, di giudicare o puntare il dito. La magistratura deve fare il suo corso e sarà lei a determinare se vi sono state irregolarità o meno".

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