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Filippine, il presidente Duterte e il figlio accusato di droga: “Se è vero sarà ucciso”

Il presidente-giustiziere che ha imposto la morte per tossicodipendenti e spacciatori, alle prese con le accuse al figlio: “Farò uccidere anche lui così nessuno avrà niente da dire sulla mia politica”
A cura di Antonio Palma
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"L'ho già detto in precedenza, tutti saranno colpiti e se mio figlio sarà condannato per droga, sarà ucciso anche lui come gli altri così le persone non avranno niente da dire sulla mia politica", così il presidente filippino, Rodrigo Duterte, ha commentato la vicenda del figlio, finito anche lui nel mirino della magistratura locale per una pesante accusa di traffico di droga. Fin dalla presa del potere, infatti, Dutarte ha imposto leggi severissime e pene brutali contro spacciatori e chiunque sia coinvolto in traffici di stupefacenti, ma ora anche il figlio è finito nelle maglie della giustizia e rischia la stessa sorte toccata a tanti altri nel Paese asiatico.

"Ho già detto a mio figlio Pulong che il mio ordine è ucciderlo se sarà condannato. E proteggerò la polizia che lo ucciderà", ha sottolineato Duterte in un discorso pubblico tenuto mercoledì sera davanti ai lavoratori governativi al palazzo presidenziale di Manila. Una presa di posizione netta che si innesta nella sua politica sanguinaria contro le droghe e che colpisce però in gran parte tossicodipendenti. Da quando ha assunto l'incarico a metà dello scorso anno, infatti, la polizia ha riferito di aver ucciso più di 3.800 persone nelle operazioni anti-droga anche se le vittime potrebbero essere molte di più.

Duterte ha affermato di essere "felice di aver massacrato" i tossicodipendenti e ha descritto i bambini che sono stati uccisi nelle operazioni di polizia come un "danno collaterale". La stessa sorte potrebbe toccare ora al figlio 42enne Paolo Duterte accusato di aver aiutato una gruppo criminale cinese a contrabbandare una grande spedizione di metanfetamina dalla Cina. L'uomo è comparso già in tribunale dove ha rigettato ogni accusa.

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