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Fiat, ancora cassa integrazione per gli operai di Pomigliano

La direzione centrale della Fiat ha comunicato un nuovo stop alla produzione per due settimane tra settembre e ottobre, mentre è a rischio anche lo stabilimento di Cassino.
A cura di Antonio Palma
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Per la Fiat è ancora crisi nera con ripercussioni gravi sul lavoro degli operai. La direzione centrale della fabbrica automobilistica torinese ha annunciato infatti un nuovo stop alla produzione nello stabilimento di Pomigliano d'Arco nel napoletano con la conseguente cassa integrazione per tutti i lavoratori. Secondo quanto comunicato alle organizzazioni sindacali il fermo della produzione avverrà dal 24 al 28 settembre e dall'1 al 5 ottobre a causa della persistente situazione di crisi del mercato dell'auto. Per uno stabilimento che riapre, quello di Cassino, un altro annuncia una nuova chiusura per settembre e ottobre, dunque, che non fa ben sperare per le prospettive future della Fiat in Italia. In realtà anche nello stabilimento laziale sono già previsti almeno due giorni di Cig a settimana per settembre e ottobre e vista la decisione per Pomigliano i rappresentanti dei lavoratori si mostrano ancora più preoccupati per il futuro.

A rischio chiusura lo stabilimento di Cassino – La produzione è superiore alle vendite della Fiat, in costante calo, così per il momento si cerca di rallentare la fabbricazione di vetture. Sul lungo periodo però a rischio ci sono molti posti di lavoro e voci insistenti parlano di un piano di dismissione per lo stabilimento di Piedimonte San Germano nel frusinate con oltre 3500 lavoratori. Le due settimane di cig a Pomigliano sono “la conferma del fatto che siamo in recessione e la gran parte dei cittadini ha un reddito decrescente” ha affermato il leader della Uil Angeletti perché “con meno soldi acquista meno beni e meno auto e sarebbe bene che il governo ne prendesse atto per fermare almeno l'emorragia di posti di lavoro”.

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