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Sant’Agata, la processione si ferma sotto casa del presunto boss?

Bufera a Catania dopo che una candelora, nel corso della Festa di Sant’Agata, avrebbe fatto una lunga sosta sotto la casa di un presunto boss, ex sorvegliato speciale e ora agli arresti domiciliari. La replica: “Non siamo mafiosi, la sosta è stata dovuta ad un problema tecnico”.
A cura di Fabio Giuffrida
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Bufera a Catania dopo la denuncia fatta dal quotidiano regionale MeridioNews che ha documentato una sosta sospetta di una candelora sotto la casa di un presunto boss nel corso della Festa di Sant'Agata, terza al mondo per partecipazione popolare. Il cereo avrebbe abbandonato il corteo e si sarebbe fermato dal primo pomeriggio del 4 Febbraio fino alla sera all'angolo tra via Torre del Vescovo e via Antico Corso: non un luogo qualunque bensì una zona nella quale risiede un ex sorvegliato speciale, ora agli arresti domiciliari. A pochi metri dal portone di casa del presunto boss, la candelora avrebbe eseguito la sua "annacata". Nella stessa zona, poi, si trova un'edicola votiva con una gigantografia della santa patrona di Catania, Sant'Agata. Una sosta – su cui indagano polizia e vigili urbani – che potrebbe stonare con l'obbligo imposto a tutte le candelore di non potersi allontanare dal fercolo.

La candelora sotto la casa del boss – Foto di Meridionews
La candelora sotto la casa del boss – Foto di Meridionews

Scoperti anche fuochi d'artificio illegali

La polizia ha anche sequestrato un ingente quantitativo di fuochi d'artificio illegali che sarebbero dovuti esplodere presumibilmente al passaggio del fercolo di Sant'Agata proprio nel quartiere Antico Corso, lo stesso interessato dal presunto omaggio della candelora al boss. Le forze dell'ordine, nello specifico, hanno trovato innescate 31 batterie di fuochi d'artificio da 100 e 200 mortai in plastica di calibro compreso tra 2,5 e 3 cm oltre che una batteria con mortai in plastica calibro 5 cm all'interno dei quali erano stati collocati pericolosi ordigni di fabbricazione artigianale. L'esplosivo è stato immediatamente rimosso e sequestrato. Insomma, alcuni cittadini avevano pensato bene di realizzare in totale autonomia e in barba alla legge dei fuochi d'artificio per omaggiare la santa patrona; peccato che siano stati scoperti dalle forze dell'ordine, quest'anno particolarmente attive sul territorio. Il Comune di Catania, nello specifico, aveva emanato due ordinanze: una di queste riguardava il divieto di accensione e trasporto dei ceri accesi in tutto il territorio comunale proprio perché avrebbero potuto comportare problemi di pubblica incolumità e pericolo di incidenti per pedoni e autoveicoli. Ordinanza puntualmente disattesa. 

Da anni si discute di possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nella festa di Sant'Agata considerando l'elevata partecipazione popolare e il giro d'affari che ruota attorno alla festa. Il comitato per la legalità nella festa di Sant'Agata ha espresso preoccupazione poiché "se quanto successo fosse fondato, sarebbe una clamorosa conferma di quanto hanno detto i pentiti" riferendosi alle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia i quali hanno confessato che, in passato, alcune candelore potrebbero essere state nella disponibilità delle cosche mafiose e che i proventi delle donazioni potrebbero essere stati usati per comprare armi e droga. Quest'anno, poi, un'altra ordinanza del Comune di Catania ha vietato lo svolgimento di qualunque attività commerciale che potesse dar luogo all'accensione di fuochi con bombole e bracieri per le attività di vendita e consumo di alimenti. Ordinanza, anche in questo caso, puntualmente disattesa. Infine è doveroso segnalare l'articolata azione di prevenzione e controllo economico del territorio da parte della Guardia di Finanza che, con 50 pattuglie, ha elevato oltre 60 sanzioni colpendo soprattutto venditori ambulanti e parcheggiatori abusivi.

La replica: "Non siamo mafiosi"

Le indagini proseguono ma è già arrivata la replica del dirigente del cereo che si è detto amareggiato e ha spiegato, ai nostri microfoni, cosa sarebbe accaduto nel dettaglio: "Noi non siamo mafiosi, ci siamo fermati lì perché abbiamo avuto un problema tecnico alle corde. Abbiamo chiesto al capo dei vigili urbani se potessimo spostarci per risolvere questa problematica e quindi non abbiamo abbandonato la processione. Piuttosto, vedendo l'altarino di Sant'Agata, abbiamo preferito mettere il cereo lì e nel pomeriggio ci siamo "alzati" facendo le prove di assestamento delle corde". In merito al presunto boss che abita nei pressi dell'Antico Corso, ha aggiunto: "Noi non sappiamo chi abita in ogni singola casa. La distanza tra il nostro cereo e quell'abitazione è di circa 500m. Ci hanno detto che questo signore abita in un vicolo cieco dove non vede nemmeno spuntare il sole. Lo ribadiamo, questa non è la candelora dei mafiosi". In una nota Ansa, diramata stamattina, è stato ufficializzato che l'avvocato Piero Lipera ha ricevuto mandato di "avviare le opportune azioni legali" vista "l'infondatezza e la grave colpa nel riportare fatti non rispondenti al vero". E ancora: "In quella strada non ci sono state danze o caratteristiche ‘annacate' in onore di note o ignote personalità criminali, così come possono testimoniare i vigili urbani presenti".

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