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Favori ai lidi in cambio di assunzioni a Cefalù, arrestato l’ex responsabile del Demanio

Ai domiciliari è finito il dirigente dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia e u noto imprenditore della zona. Secondo gli inquirenti l’assessorato favoriva un operatore concedendogli uno dei tratti di costa più belli della Sicilia in cambio dell’assunzione dei figli dei funzionari coinvolti.
A cura di Antonio Palma
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Spiagge concesse in regime di quasi monopolio a un imprenditore amico in cambio dell’assunzione dei figli dei funzionari coinvolti. È questa la pesante accusa nei confronti dell'ex capo del Demanio marittimo di Palermo e provincia e attuale dirigente dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, l’architetto Antonino Di Franco, arrestato questa mattina dalla polizia di Cefalù con l’accusa di corruzione. Nell'operazione, denominata "Spiagge libere", insieme a lui in manette è finito anche un noto imprenditore della zona, Giovanni Cimino, secondo gli inquirenti il beneficiario degli aiuti. Per entrambi il giudice delle indagini preliminari di Termini Imerese, Angela Lo Piparo, ha emesso un ordine di custodia cautelare ai domiciliari su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Nell'ambito della stessa indagine, coordinata dal pm Giacomo Brandini, emessi anche due provvedimenti di divieto di dimora, uno per un funzionario regionale che si occupava di predisporre le pratiche per i lidi, e l'altro per il presidente dell’associazione operatori balneari. Per tutti l'accusa è di aver messo in piedi un sistema di corruzione legato alla gestione degli stabilimenti balneari di Cefalù, uno dei tratti più belli della costa palermitana. In particolare, secondo gli inquirenti, il gruppo garantiva ad un unico soggetto il controllo e la gestione imprenditoriale delle strutture balneari della zona in cambio di favori e assunzioni nelle aziende balneari e negli alberghi.

L’inchiesta, durata oltre un anno, è partita a seguito dalla denuncia del titolare di un piccolo stabilimento balneare che aveva tentato inutilmente di ottenere una concessione dalla Regione. Dalle successive intercettazioni e pedinamenti sarebbe emerso in effetti che i funzionari corrotti si adoperavano rapidamente per rispondere alle richieste dell’imprenditore turistico mentre i suoi concorrenti dovevano attendere mesi o anni.

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