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Fame nel mondo, Fao è ottimista: “Possibile dimezzarla entro il 2015”

Il numero di persone che soffrono la fame nel mondo è calato complessivamente di 100 milioni di unità nell’ultimo decennio. Ma 805 milioni di persone, 1 su 9, non hanno ancora a sufficienza da mangiare.
A cura di Susanna Picone
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Dimezzare la fame nel mondo entro il 2015 è possibile. L’impegno preso dai Paesi delle Nazioni Unite, nell’ambito del programma di Obiettivi di Sviluppo del Millennio, per la riduzione del 50 per cento della fame nel mondo entro un anno è “a portata di mano, se gli sforzi adeguati e immediati verranno intensificati”. A dirlo è il Rapporto sullo stato dell'insicurezza alimentare nel mondo 2014  che è stato presentato dalla Fao, con il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo e il Programma Alimentare Mondiale. Dal Rapporto Sofi 2014 emerge come 63 Paesi in via di sviluppo abbiano già raggiunto l'obiettivo di dimezzare la percentuale di persone denutrite e altri sei sono invece sulla buona strada. Ad oggi il numero di persone che soffrono la fame è calato complessivamente di 100 milioni di unità negli ultimi dieci anni però ancora 805 milioni di persone sono sottoalimentate, circa uno su nove soffre la fame. Ma anche se il problema non è sicuramente risolto secondo la Fao “i dati del rapporto sono la prova provata che siamo in grado di vincere la guerra contro la fame”.

Fao, sconfiggere la denutrizione non è impossibile

I rappresentanti delle organizzazione che hanno redatto il rapporto – il direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva, il direttore esecutivo del Pam, Ertharin Cousin, e il presidente di Ifad, Kanayo Nwanze – hanno condiviso l'impegno scaturito dal vertice dell'Unione Africana lo scorso giugno per porre fine alla fame nel continente africano entro il 2025. “L'insicurezza alimentare e la malnutrizione sono problemi complessi che non possono essere risolti da un settore o dei soggetti interessati da soli, ma devono essere affrontati in modo coordinato”, è quanto hanno detto i tre leader delle agenzie internazionali invitando dunque i governi a collaborare strettamente con il settore privato e la società civile.

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