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False residenze per evitare i controlli antidoping

Nell’inchiesta della Procura di Bolzano, partita dopo la squalifica di Alex Schwazer, sono finiti Andrew Howe e gli staffettisti medagliati a Barcellona 2010.
A cura di Alessio Morra
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Fatta la legge trovato l’inganno. Per combattere il doping, l’avversario dello sport pulito, la Wada, il World antidoping agency, nel proprio Codice ha stabilito che tutti gli atleti devono dare sempre la propria reperibilità, cioè il cosiddetto ‘whereabouts’. In pratica tutti gli atleti devono comunicare ogni tre mesi i propri luoghi di residenza, di allenamento, del tempo libero e di vacanza. Perché solo così la Wada può decidere un controllo in qualunque momento. Ora con Twitter i grandi atleti hanno l’abitudine di postare le foto dei controlli, una delle ultime svegliate all’alba è stata Federica Pellegrini. Circa un anno fa Serena Williams, numero uno del tennis femminile, fresca vincitrice degli US Open, raccontò che quando sentì dei rumori provenienti fuori dalla sua casa pensò a dei ladri e chiamò la polizia, che quando arrivò identificò gli uomini della Wada. Queste regole purtroppo in Italia non sono valse per molti atleti italiani, che fino all’estate del 2012 avrebbero fatto parte di un sistema che provava ad aggirare i controlli antidoping, e tutto questo avveniva con l’avvallo dei vertici federali.

Lo stupefacente raccontò degli staffettisti azzurri

Nessuno di questi atleti, tra cui Andrew Howe e gli staffettisti che hanno conquistato l’argento agli Europei di Barcellona nel 2010, è indagato dalla procura di Bolzano, che sta indagando sul doping dopo la squalifica del marciatore altoatesino Alex Schwazer, trovato positivo alla vigilia delle Olimpiadi di Londra. Questi atleti hanno raccontato alcuni particolari agghiaccianti. Il velocista Collio ha detto: “All’atto dell’antidoping dopo la finale informai il dottor Fiorella, il quale mi disse che il Bentelan (farmaco a base di cortisone, e quindi vietato) che mi era stato prescritto dal dottor Fischietto non andava dichiarato!”. L’altro velocista Checcucci ha aggiunto: “Per l’omologazione del record italiano era indispensabile il controllo. A Fiorella dissi che avevo fatto mezza puntura di cortisone la settimana prima e quindi potevo avere problemi con l’antidoping. Lui mi disse di no perché avremmo potuto fare una dichiarazione dell’uso di mesoterapia sul tendine al momento del controllo. Poi mi ha aiutato a fare questa dichiarazione.”. I due medici naturalmente non fanno più parte della Federazione ed al momento sono sotto indagine, con l’ex dirigente della Fidal Rita Bottiglieri, per favoreggiamento nei confronti di Alex Schwazer.

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