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Fallita ricapitalizzazione Mps: il governo stanzia 20 mld per salvare le banche italiane

La ricapitalizzazione sul mercato da 5 miliardi di euro richiesta dai vertici di Monte Paschi di Siena non ha ottenuto riscontro dagli investitori istituzionali. Così, nella notte il governo Gentiloni si è trovato costretto a emanare un decreto d’urgenza per salvare l’istituto di credito con fondi pubblici.
A cura di Charlotte Matteini
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Processo Monte dei Paschi di Siena

A seguito della fallita ricapitalizzazione di mercato da 5 miliardi di euro di Monte Paschi di Siena, il governo è intervenuto con apposito decreto d'urgenza per salvare la banca con un cosiddetto "aiuto di Stato". Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha sostenuto la necessità di operare un aumento precauzionale a sostegno di una delle più grandi banche italiane per permetterle così di continuare a lavorare "con la piena tranquillità dei risparmiatori e dei dipendenti".

Con l’ingresso dello Stato nel capitale della Banca ad essere penalizzati saranno soprattutto gli azionisti, che vedranno diminuire il capitale posseduto, e gli investitori istituzionali in possesso di obbligazioni subordinate, che saranno convertite in azioni al 75% del loro valore. Per quanto riguarda invece i piccoli risparmiatori, nulla cambia, verranno tutelati al 100%. L'aiuto di Stato si è reso necessario a causa del fallimento della ricapitalizzazione richiesta dai vertici di Monte Paschi di Siena sul mercato, un insuccesso che ha costretto la dirigenza di Mps a contattare formalmente il governo per approvare un salvataggio in extemis: il decreto d'urgenza è stato emesso durante la nottata, dopo una breve riunione del consiglio dei ministri, e punta non solo a salvare la storica banca toscana, ma anche e soprattutto a tutelare i risparmi degli italiani attraverso l'offerta di garanzie pubbliche.

Da giorni gli analisti sospettavano che la ricapitalizzazione dell'istituto di credito senese non sarebbe andata in porto come previsto perché se a fronte della risposta dei piccoli obbligazionisti, che hanno convertito in massa i titoli posseduti in azioni e hanno permesso alla banca di incassare 2,4 miliardi di euro, la stessa risposta non è pervenuta dagli investitori istituzionali e ciò non ha permesso a Mps di raggiungere la quota necessaria, ovvero 5 miliardi di euro. Non essendosi proposto alcun grande azionista in grado di assumere un ruolo di rilievo, spiega Mario Sensini sul Corriere della Sera, questa circostanza avrebbe "influito negativamente sulle decisioni degli investitori istituzionali, limitando significativamente gli ordini di sottoscrizione". Inoltre, il fallimento dell'aumento di capitale fa saltare la conversione delle obbligazioni offerta dalla banca: i titoli conferiti, quindi, "saranno restituiti ai rispettivi portatori" e in seguito all’aumento precauzionale concesso dal governo Gentiloni il Monte Paschi dovrà predisporre un piano di rafforzamento patrimoniale da sottoporre alla Banca Centrale Europea, oltre a un piano industriale da presentare alle istituzioni Ue.

"L'intervento statale non era sicuramente la prima opzione della banca, però ci darà comunque la possibilità di procedere con lo smaltimento accelerato dei crediti deteriorati e di avere una posizione diversa e più forte", ha commentato l'Amministrato delegato di Mps Marco Morelli in un video messaggio ai dipendenti, spiegando che "l'intervento dello stato permetterà a Mps di ripristinare un assetto per quel che riguarda la liquidità, in linea con quella che era la posizione della banca all'inizio del 2016".

Il decreto salva Mps

Al centro del provvedimento emanato nella notte dal Governo viene prevista la costituzione di un fondo da 20 miliardi di euro, autorizzato a larghissima maggioranza dal Parlamento, che l'Italia potrà utilizzare per intervenire sulle banche in crisi, garantendo risparmi e azioni o iniettando liquidità e raffonzandone i patrimoni. Il piano prevede in pratica che 17 miliardi di euro circa dei 20 disponibili possano essere riservati a operazioni di ricapitalizzazione preventiva, mentre la restante quota potrebbe essere utilizzata per garantire liquidità a medio o lungo termine secondo le direttive dell'Unione europea.

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