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F35, allarme della Corte dei Conti: “Costi raddoppiati e poco lavoro, impossibile tornare indietro”

Costi lievitati e prospettive occupazionali inferiori rispetto alle aspettative. Così i magistrati della Corte dei Conti, analizzando il programma “Joint Strike Fighter – F35 Lightning II”, ha sottolineato il forte ritardo accumulato dall’Italia ed evidenziato allo stesso tempo che, vista la quantità di fondi economici in gioco, ora il Belpaese è costretto a proseguire nella realizzazione per evitare perdite finanziarie ben più consistenti.
A cura di Charlotte Matteini
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La Corte dei Conti lancia l'allarme: "Il programma F-35 è in ritardo di almeno 5 anni per le molteplici problematiche tecniche che hanno fatto anche si che i costi del super-caccia multiruolo di ultima generazione siano praticamente raddoppiati". Inoltre, le prospettive occupazionali per la costruzione degli aerei "non si sono ancora concretizzate nella misura sperata", sottolinea l'organi di controllo dello Stato nell'indagine sulla partecipazione italiana al programma "Joint Strike Fighter – F35 Lightning II" diffusa nel pomeriggio di lunedì 7 agosto. La Corte dei Conti, analizzando la situazione relativa al programma avviato dall'Italia, ha valutato non solo dell’impegno finanziario proferito dall'Erario ma anche l’impatto economico e occupazionale nei cantieri della base dell’aeronautica militare di Cameri, proponendosi inoltre di monitorare costantemente l’andamento del programma per verificare l’effettiva realizzazione degli obiettivi perseguiti, al momento lontana. “La stima dei ritorni occupazionali generati da parte dell’Industria, inizialmente pari a 6.400 posti di lavoro, è ritenuta realisticamente realizzabile in 3.586 unità, anche sulla base dell’aggiornamento di Leonardo–DV di febbraio 2017”, scrive la Corte.

Secondo i giudici, infatti, "gli ingenti investimenti effettuati dall’Italia nel programma F-35 sono stati pari a 3,5 miliardi di euro fino a fine 2016, più 600 milioni previsti nel 2017″ e "l’opzione di ridimensionare la partecipazione nazionale al programma potrebbe determinare per l’Italia una serie di effetti negativi in termini economici ed occupazionali". Dunque, sostanzialmente, uscire in questo momento dal progetto non permetterebbe all'Italia di trarne giovamento a livello economico, ma al contrario potrebbe provocare problematiche ancor più negative.

“La costruzione di un sistema d’arma aeronautico di ultima generazione è certamente una sfida impegnativa in termini di costi e di tempo. Il velivolo si vuole dotato delle più avanzate tecnologie, tanto estreme quanto immature", ma "l’incremento del numero dei velivoli che saranno commissionati dai Partner nei prossimi cinque anni lascia infatti intravedere come ormai prossima la possibilità di una rapida crescita dei ritorni industriali relativi alla produzione del velivolo, del motore e dei sistemi, nonché allo sviluppo delle conseguenti necessità manutentive”, prosegue il rapporto.

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