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L’Expo, le proteste e la bandiera italiana (dalla parte dell’uovo)

Il signore che s’affaccia con la bandiera italiana durante il corteo dei No Expo non è l’omino di piazza Tienanmen. L’Expo di Milano non rappresenta l’Italia, semmai ne rappresenta gran parte dei mali.
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Un signore – che non conosco e che sicuramente sarà il più stimabile della Terra, o quanto meno di Milano centro – s'affaccia alla finestra durante il corteo dei No Expo, sventola la bandiera italiana dal balcone e si mette lì, come un grande bersaglio affacciato. Il vessillo si becca un paio di uova e c'è chi grida allo scandalo e alla cieca violenza. Non mi piace quest'ipocrisia, quest'uomo non è un eroe. Per nulla. E sbaglia.

Già, perché l'Expo di Milano non rappresenta l'Italia. Non rappresenta i lavoratori sottopagati né i giovani volontari sfruttati per l'evento, non rappresenta l'onestà silenziosa dei nostri concittadini, che evidentemente si scontra con arresti e mazzette determinati dall'evento. Non rappresenta il talento, visto che sarà ricordata come l'Esposizione Universale Incompiuta; non rappresenta, dunque, granché di positivo per gran parte degli italiani. Perché si cerca a tutti i costi questa rappresentazione comoda? Cui prodest? Fa comodo alla passerella politica e imprenditoriale, unica ad aver guadagnato dall'Expo 2015 di Milano.
Il signore con la bandiera non è il cinese di piazza Tienanmen: se proprio vuole un posto in cui sventolare il tricolore lo faccia ai processi per corruzione che, prescrizioni permettendo, scaturiranno dalla Grande Opera made in Italy.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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