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Ex parà si lancia a 96 anni col paracadute per festeggiare il compleanno e la Liberazione

Reduce della sanguinosa battaglia di El Alamein, prigioniero di guerra, Giuseppe Degrada, sottotenente della Divisione Folgore, ha deciso di compiere un gesto che probabilmente resterà nella storia. Ma lui promette: “A 100 anni lo rifaccio”.
A cura di Biagio Chiariello
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Avrei voluto aspettare i 100 anni, ma ho anticipato”. Non manca l’ironia Giuseppe Degrada, reduce della battaglia di El Alamein, quando spiega la sua decisione di lanciarsi con il paracadute, ieri 25 aprile, giorno della Liberazione, pochi giorni dopo aver compiuto 96 anni. Nonostante un’operazione all’anca, qualche problema nella locomozione e l’età non proprio in erba, non hanno impedito a Giuseppe, ex sottotenente della Divisione Folgore impegnata in Nord Africa durante l’ultimo conflitto mondiale, il doppio festeggiamento. Avrei voluto aspettare i 100 anni, ma dopo l’operazione all’anca ho qualche problema alle gambe. Meglio non rischiare", ha detto al Corriere della Sera l’ex parà dopo essere atterrato.

Nato a Spessa (Pavia), Giuseppe nella sua vita ha fatto un bel po' di lavori. Dopo la maturità, come tanti altri giovani decide di arruolarsi nella Folgore. Finisce a Tarquinia per l'addestramento in vista della Guerra: "Un giorno soffiava un vento così forte – racconta al Corriere – che il nostro capitano voleva sospendere le esercitazioni — ricorda l’anziano —. Ma, infuriato, il comandante ci puntò la pistola contro. ‘Siete dei vigliacchi’, urlò prima di obbligarci a salire sull’aereo. Durante le esercitazioni morirono 19 dei 23 ufficiali perché il paracadute non si aprì. Ho visto Mussolini e Hitler, venuti in visita alla nostra caserma".

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Il racconto di Giuseppe è ricco di aneddoti: Gianni Brera, un suo commilitone che poi sarebbe diventato noto nel mondo del giornalismo sportivo “era di san Zenone al Po, vicino al mio paese, e ci conoscevamo sin da ragazzini. Mi consigliò di fargli da attendente per poter restare in ufficio e non andare al fronte. ‘Non ci penso proprio a sedermi dietro una scrivania, sono deciso a fare la mia parte’, gli risposi”. Ad El Alamein, come detto, lui c'era. "Mancò la fortuna, non il valore", dice uno dei 270 sopravvissuti tra i 5.600 soldati nella sanguinosa battaglia.

Poi arrivano gli anni della prigionia: il 6 novembre 1942, viene catturato dagli inglesi nel deserto e trascorre quattro anni nei campi tra Egitto e Palestina. Quindi il ritorno in Italia, il matrimonio con Olga (tuttora 91enne) ed un passaggio nella Polizia. Giuseppe aprirà un caseificio e una copisteria, ma non ha mai abbandonato il suo amore: il paracadutismo. Dopo essersi sottoposto alle visite mediche che ne hanno accertato la possibilità di lanciarsi da 4mila metri ed ingaggiato un istruttore, ieri, alla presenza dei pochi commilitoni rimasti, ha compiuto il gesto che resterà nella storia.

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