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Everest, scala 6mila metri senza permesso: 4 anni di carcere e multa di 20mila euro

Il 43enne di origine sudafricana ha dovrà scontare quattro anni di carcere o pagare la multa. Lo ha fatto per aiutare altre persone.
A cura di G. L.
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Un selfie dalla pagina Facebook di Ryan Sean Davy
Un selfie dalla pagina Facebook di Ryan Sean Davy

Si chiama Ryan Sean Davy ed è stato arrestato sul monte più alto del pianeta. Originario del Sudafrica ma residente negli Stati Uniti, il 43enne è stato fermato in Nepal per aver tentato di raggiungere la vetta dell’Everest senza il permesso delle autorità locali. Ryan ha dichiarato di non avere denaro a sufficienza per acquistare il permesso necessario, dal costo di circa 10mila euro, ma che, sin dal primo momento, le sue intenzioni erano di consegnarsi spontaneamente alle autorità e di scontare l’eventuale pena in carcere.

Un’avventura agghiacciante

Privo di qualsiasi esperienza precedente, Davy voleva scalare l’Everest da solo e con un equipaggiamento limitato, sperando di poter salvare la vita di qualche scalatore lungo la strada per la vetta. Prima di costituirsi, era riuscito a raggiungere i 6mila metri di altitudine nonostante la carenza di strumenti adatti allo scopo attraversando la pericolosa cascate di Khumbu, una lunga serie di ghiacciai ricca di fessure da attraversare tramite l’ausilio di una scala. “Non avevo tutti gli attrezzi, per cui alcune parti sono state davvero interessanti e spaventose”, ha affermato il 43enne.

Scalare l’Everest per aiutare altre persone

Recentemente, la vita di Ryan aveva toccato il fondo. Aveva perso tutti i suoi risparmi investendoli nella produzione di due film che non avevano avuto successo ma era sicuro di potersi rimettere in piedi, se fosse stato in grado di aiutare qualcun altro. “Volevo trovare una sorta di realizzazione aiutando qualcun altro, a prescindere dalle conseguenze di ciò – , ha dichiarato Davy – Non capivo che cosa fare della mia vita e alla fine ho realizzato che l’Everest era il posto dove sarei sicuramente riuscito ad aiutare qualcuno”.

Ryan, infatti, era rimasto notevolmente impressionato dalla controversa morte dello scalatore britannico David Sharp, morto vicino alla cima dell’Everest nel 2006. All’epoca, la vicenda aprì numerose polemiche, perché diversi scalatori lo superarono lungo la via per la vetta senza, però, fermarsi ad aiutarlo: “Temevo che potesse riaccadere”, sostiene Davy.

Il piano per entrare in Cina

Raggiunta la cima, lo scalatore improvvisato prevedeva di raggiungere il Tibet percorrendo il fianco della montagna, cosa che gli avrebbe creato problemi con le autorità cinesi. Nonostante sapesse che l’attraversamento dei confini fosse illegale, Ryan era intenzionato a procedere per aiutare gli scalatori provenienti dal lato nord: “speravo di poter essere d’aiuto, qualora ci fossero stati degli incidenti”.

L’epilogo

Davy dovrà comparire davanti in tribunale domenica 21 maggio. Se non pagherà la multa inflittagli, di circa 20mila euro, dovrà scontare fino a quattro anni di carcere. Inoltre, Ryan potrebbe ricevere un’altra sanzione pari a 1350 euro per aver scalato parzialmente altre due montagne, il Pumori e il Lobuche, dovrà rispondere delle imprecazioni rivolte agli ufficiali locali durante l’interrogatorio.

Nato a Johannesburg e residente negli Stati Uniti, Davy si era trasferito ad Aspen, in Colorado, sei mesi fa, per fare pratica in vista dell’avventura programmata. “Il mio unico vero rimpianto è di essere stato arrestato prima di essere riuscito ad aiutare qualcuno”.

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