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Evasione: anche il Liechtenstein toglie il segreto bancario. Ora resta solo il Vaticano…

Oggi Italia e Liechtenstein firmano un accordo per rimuovere il segreto bancario. Nel frattempo nel Vaticano, stato definito “non collaborativo”, si prende tempo…
A cura di Davide Falcioni
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Se chiedeste in giro dove si trova il Liechtenstein molto probabilmente il 90% dei vostri interlocutori non saprebbe rispondere, eppure questo piccolissimo stato – con meno di 40mila abitanti – è uno dei "paradisi fiscali" prediletti da parte dei Paperon de Paperoni nostrani. Oggi pomeriggio, tuttavia, il governo italiano firmerà un accordo con i funzionari del principato per dire addio al segreto bancario, come già fatto nei giorni scorsi con la Svizzera. Presto l'accordo verrà preso anche con il Principato di Monaco, mentre con il Vaticano le trattative sarebbero ancora in alto mare.

Questi accordi dovrebbero consentire la voluntary disclosure, una sorta di "autodenuncia" che permetterebbe il rientro dei capitali detenuti all'estero, stimati in 150-200 miliardi di euro. L'autodenuncia consentirebbe all'evasore di ottenere uno sconto delle sanzioni penali in cambio del pagamento delle imposte dovute all'Italia. Ebbene, con la firma odierna il Liechtenstein uscirà dalla lista dei paesi "non collaborativi" sul piano fiscale: lista in cui sembra intenzionata a rimanere la Città del Vaticano, stato definito "non collaborativo" ai fini fiscali e non equivalente sulle norme contro il riciclaggio, ma con cui sarebbe stata avviata una discussione che dovrebbe giungere a una decisione finale entro il 2 marzo.

I segnali, tuttavia, potrebbero essere positivi: Ernst von Freyberg, numero uno uscente dello Ior, nel 2014 spiegò che "i clienti dello Ior nel prossimo futuro dovranno tutti dimostrare di pagare le tasse nei Paesi d’origine, a cominciare dall’Italia. Lo Ior, insomma, non funzionerà più da paradiso fiscale". Vedremo presto se – anche sul tema fiscale – il Vaticano è davvero intenzionato a cambiare rotta e a no offrire sponde agli evasori.

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