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Esercito Italiano: scoperti gli algoritmi per truccare i test dei concorsi

Quattordici persone sono state iscritte nel registro degli indagati dopo la denuncia di un ragazzo a cui era stato proposto l’escamotage per truccare il concorso dell’esercito.
A cura di Davide Falcioni
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Spese Militari esercito italiano

Le Fiamme Gialle di Napoli hanno scoperto lo stratagemma utilizzato da molti candidati per il superamento delle selezioni dei concorsi nell'Esercito Italiano. Nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Procura di Napoli i militari della Guardia di Finanza hanno trovato un algoritmo capace di fornire tutte le risposte esatte ai test: il sistema informatico era in possesso di alcuni indagati e – attraverso la tracciatura del percorso delle crocette nelle caselle dei quiz – consentiva di individuare le risposte corrette.

Nel corso delle indagini sono stati scovati anche 100mila euro in contanti, un tariffario e gli elenchi di nomi. Gli agenti hanno potuto constatare che la quota da pagare per ottenere l'aiutino variava a seconda del concorso (Polizia, Carabinieri o Esercito) e della prova della prova da sostenere. Con 50mila euro, ad esempio, ci si poteva assicurare il passaggio di tutte le prove di selezione, mentre erano sufficienti 20 mila euro nel caso in cui si fosse ricorso all’intervento degli intermediari solo dopo aver passato le prove fisiche.

Come racconta Il Fatto Quotidiano a denunciare per primo le gravissime irregolarità è stato un candidato a cui era stato proposto l'affare, che ha rifiutato e deciso di segnalare il tutto in Procura. Un altro, invece, pur rifiutando ha preferito non sporgere denuncia ma è stato comunque  rintracciato e interrogato. Allo stato attuale gli indagati sono 14. L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Stefania Buda e dal procuratore aggiunto Alfonso d’Avino della Procura di Napoli, è ancora alle battute iniziali e non è escluso che in futuro possa coinvolgere personaggi di spicco e uomini ai vertici delle Forze Armate, alcuni dei quali avrebbero potuto sapere ma non avrebbero fatto nulla per impedire i brogli. Responsabilità inoltre potrebbero esserci anche nelle società che immettono i dati nei test.

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