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Embrioni congelati, donna potrà avere un figlio dal compagno morto

La sentenza del Tribunale di Reggio Emilia: la donna, 35 anni, potrà impiantare l’embrione del compagno morto la scorsa estate.
A cura di Susanna Picone
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Una donna di 35 anni avrà un figlio dal compagno morto la scorsa estate. Ciò è stato reso possibile da una sentenza del tribunale di Reggio Emilia che ha dato il via libera, in tempi rapidissimi, all'impianto di un embrione congelato prima che il compagno morisse, stroncato qualche mese fa da un tumore ai polmoni all’età di 48 anni. La notizia è stata riportata da il Resto del Carlino che sottolinea che si tratta del secondo caso in Italia, dopo una prima sentenza arrivata circa due mesi fa a Bologna, dove però l'autorizzazione all'impianto di embrioni, congelati 19 anni prima, è arrivato dopo 4 anni. In questo nuovo caso le avvocatesse modenesi Antonella Orlandi e Giovanna Zanolini, con un provvedimento d'urgenza legato “all'orologio biologico” della futura mamma, hanno ottenuto il via libera dal tribunale in due mesi. “Nell'ipotesi di embrioni crioconservati – si legge nella sentenza del tribunale di Reggio Emilia – ottenuti con consenso di entrambi i componenti della coppia, di cui uno successivamente sia deceduto, gli articoli (…) non costituiscono limite alla esplicazione del diritto della donna ad ottenere il trasferimento degli embrioni”.

“Abbiamo cercato di avere un figlio, ma non arrivava” – “Ho già chiamato i medici e fissato per lo ‘scongelamento' dell'embrione a maggio. Sto iniziando ora il protocollo”, ha spiegato la donna, che ha raccontato il desiderio di avere un figlio con il compagno conosciuto nel 2002. “Abbiamo cercato dopo poco un figlio, ma non arrivava. Così nel 2010 – ha raccontato al quotidiano – ci siamo rivolti all'equipe dell'ospedale del Santa Maria Nuova di Reggio Emilia e abbiamo iniziato l'iter della procreazione assistita. Nell’inverno dello scorso anno ci comunicarono che lui aveva il cancro ai polmoni, purtroppo in fase terminale. È morto in estate. Subito dopo ho chiesto ingenuamente di poter iniziare subito l'iter, ma mi è stato detto che era necessario il consenso di entrambi i genitori”. La futura mamma ha poi spiegato che sono stati gli stessi medici a consigliarle di rivolgersi a un legale e che ce l’ha fatta insieme alle avvocatesse che hanno seguito il suo caso “anche perché il giudice ha valutato il lato umano della vicenda”.

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