2.295 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Emanuela Orlandi, mamma Maria scrive al Vaticano: “Non è un caso chiuso, è mia figlia”

Dopo il no alla richiesta di accesso al dossier segreto sulla quindicenne scomparsa nel 1984 custodito dal Vaticano, la mamma di Emanuela Orlandi, Maria Pezzano, ha scritto di suo pugno al Segretario di Stato, monsignor Angelo Becciu: “Attendo da 34 anni la verità su Emanuela, il ‘caso chiuso’ è la mia bambina.
A cura di Angela Marino
2.295 CONDIVISIONI
Immagine

"Non è un caso chiuso è la mia bambina". Maria Pezzano Orlandi, la mamma di Emanuela Orlandi, ha scritto una lettera di suo pugno al Segretario di Stato vaticano, Angelo Becciu, per gridare la disperazione della famiglia dopo il no alla richiesta di accesso al dossier segreto sulla quindicenne scomparsa nel 1984, custodito dal Vaticano. Come sottolinea con amarezza la mamma della studentessa, nella missiva, il no alla richiesta di accesso agli atti è arrivato dopo poco meno di un'ora dalla presentazione dell'istanza da parte dei legali degli Orlandi, Annamaria Bernardini De Pace e Laura Sgrò.

Così scrive Maria Pezzano a monsignor Becciu:

Eccellenza, dopo aver letto le Sue dichiarazioni, voglio condividere con Lei il dolore che pulsa nel cuore di una madre ormai anziana. Risiedo in Vaticano, stavo ancora bevendo un caffè con il mio avvocato, quando le agenzie di stampa si sono scatenate con le sue durissime parole: "Per noi il caso è chiuso". Non era passata neanche un'ora da quando la mia famiglia aveva rivolto formalmente al Segretario di Stato la richiesta di vedere il fascicolo che riguarda Emanuela e il caso era già chiuso. Io attendo da 34 lunghi anni di sapere cosa è successo a mia figlia e la sua risposta è giunta dopo una manciata di minuti. La mia bambina, il ‘caso chiuso' non meritava. I casi di scomparsi si chiudono in due modi: con il ritrovamento in vita di chi è sparito o con l'accertamento della morte. È allora ditemi se è viva o dove è sepolta: voglio portarle dei fiori.

L'esistenza di un fascicolo dedicato alla quindicenne figlia del postino di papa Wojtyla è emersa nel 2012 dalle testimonianze del processo Vatileaks. Per anni le il dossier redatto dalla Segreteria di Stato dalla scomparsa della ragazza è stato custodito segretamente nell'archivio di Stato Vaticano e ora ne viene negato l'accesso ai familiari della ragazza con la motivazione che addotta dal Monsignor Becciu: "Non so se la magistratura italiana abbia nuovi elementi, ma da parte vaticana non c'è nulla da dire in più di quanto non si sia già detto".

Emanuela è sparita il 22 giugno del 1983. A pochi giorni dalla sua scomparsa un uomo chiamato ‘l'Americano' ha telefonato in Vaticano chiedendo la scarcerazione di Ali Agca – l'uomo che aveva sparato al papa Giovanni Paolo II, in piazza San Pietro – in cambio del rilascio di Emanuela. Non si seppe mai se quelle telefonate furono un tentativo di depistaggio o se la ragazza era effettivamente al centro di un ricatto tra terroristi, criminali e alti prelati del Vaticano. Da allora, tuttavia, il rapimento di Emanuela ha visto il Vaticano protagonista del caso. Anche nelle altre piste battute dagli inquirenti, la Santa Sede è tornata inevitabilmente in scena. Per questo, dopo 34 anni, la famiglia della ragazza continua a chiedere con forza che tutti i documenti raccolti su Emanuela vengano messi a disposizione degli avvocati per proseguire le indagini.

2.295 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views