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Emanuela Orlandi, Cassazione conferma: il caso non sarà riaperto

La corte di Cassazione mette una pietra sull’inchiesta per la scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne residente nella città del Vaticano di cui si sono perse le tracce nel 1983. Il fratello Pietro: “Nessun potere, per quanto forte sia, potrà fermare la verità”.
A cura di Susanna Picone
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Non ci sarà alcuna riapertura dell'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la ragazza figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia scomparsa in circostanze misteriose il 22 giugno 1983, quando aveva 15 anni. Lo ha stabilito la Sesta sezione penale della Cassazione che ha bocciato il ricorso presentato dall'avvocato Pietro Sarrocco per conto della mamma di Emanuela Orlandi. La famiglia della ragazza scomparsa ormai 33 anni fa non avrebbe voluto che calasse definitivamente il sipario sulla vicenda e così aveva fatto ricorso contro l'ordinanza del 19 ottobre 2015 con la quale il gip Giovanni Giorgianni ha dato parere favorevole all'archiviazione dell'inchiesta. La famiglia Orlandi riteneva necessari “supplementi di indagine contrari alla richiesta di archiviazione firmata da Pignatone”. Ma, appunto, la Cassazione ha detto di no e ha convalidato l’archiviazione del caso. Duro il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi: “Nessun potere, per quanto forte sia, potrà fermare la verità, anche se rimarrà una sola persona a difenderla e a pretenderla”.

L’avvocato di famiglia: “Presto ricorso a Strasburgo” – “L'archiviazione dell'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi da parte della Cassazione era in un certo senso attesa e messa in preventivo. E purtroppo, a questo punto, la verità processuale non si potrà mai sapere”, è il commento dell’avvocato Sarrocco. Il legale ha anche annunciato un ricorso alla Corte di Strasburgo sul rapporto processuale tra procura e parte offesa: “La famiglia Orlandi, attraverso Imposimato, ha negli anni scorsi presentato una serie di memorie per sollecitare gli inquirenti a seguire la pista del terrorismo internazionale, piuttosto che quella della Banda della Magliana. Ebbene, la procura – così l'avvocato Sarrocco – non ha mai ritenuto necessario svolgere approfondimenti su questo filone e sviluppare quegli indizi indicati e suggeriti a più riprese da questa parte offesa, come se li avesse del tutto ignorati. È giusto che ciò sia avvenuto? E la stessa parte offesa quali strumenti ha di tutela se dall'altra parte non si vogliono fare le indagini? Ecco, su questo mi aspetto che la Corte di Strasburgo ci dica qualcosa”.

L’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi – L'inchiesta della procura di Roma, aperta per sequestro di persona a scopo di estorsione e omicidio volontario aggravato dalle sevizie e dalla minore età della vittima, chiamava in causa alcuni soggetti legati a Enrico De Pedis, considerato uno degli elementi di spicco della Banda della Magliana: la supertestimone Sabrina Minardi, l'autista Sergio Virtù, i due collaboratori Angelo Cassani, detto “Ciletto”, e Gianfranco Cerboni, detto “Gigetto” e monsignor Pietro Vergari, fino al 1991 rettore della basilica di Sant'Apollinare. Tra gli indagati anche il fotografo Marco Accetti Fassoni. Pochi giorni una perizia psichiatrica ha stabilito che quest’ultimo, pur affetto da disturbi della personalità di tipo narcisistico e istrionico, può stare in giudizio perché capace di intendere e di volere.

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