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Ecco il Sesterzio 3.0, la moneta complementare di Roma che facilita gli scambi tra imprese

Le novità emerse dal tavolo tecnico della giunta Raggi sulla moneta complementare: si chiamerà Sesterzio 3.0, e non sarà né un bitcoin né una moneta sovrana, né una moneta sconto.
A cura di Annalisa Cangemi
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Lavori in corso per la nuova moneta ideata dalla giunta Raggi. Nella bozza partorita lo scorso 25 luglio alla conclusione dell'incontro del tavolo tecnico è iniziato a circolare un nome: si chiamerà Sesterzio 3.0. L'incognita rimane ancora sul formato: potrebbe essere metallica, elettronica o cartacea. Quel che è certo è che non sarà né un bitcoin né una moneta sconto (come lo Scec) e nemmeno una moneta sovrana.

Secondo i tecnici grillini che la stanno studiando, tra cui l'economista Antonino Galloni, potrebbe servire a risolvere i problemi di liquidità delle imprese e delle amministrazioni. Funziona così: si immette del credito all'interno di un circuito chiuso (al quale si aderisce su base volontaria) in attesa che le imprese che partecipano producano reddito, trasformando così, senza una scadenza precisa, queste banconote in euro. Si potranno varare per esempio dei progetti, stanziando dei soldi, finanziati con questa nuova valuta. Un sistema di compensazioni tra crediti e debiti insomma, che coinvolgerà privati e Comuni.

Tanti i punti discussi all'ordine del giorno, tra cui, come ha appreso fanpage.it, l'opportunità di creare una piattaforma unica per le amministrazioni siciliane, di Roma e Torino, così da poter semplificare il modello ed evitare una frammentazione delle realtà locali, che potranno utilizzare così la stessa moneta. Dipenderà però anche dalle esigenze delle diverse città, che potrebbero non essere sovrapponibili.

Per il Sesterzio 3.0 Galloni ha poi ipotizzato che il Comune eroghi una determinata somma per creare una sorta di bilancio parallelo, al di fuori del bilancio ufficiale: l'amministrazione emette dei buoni acquisto per pagare per esempio disoccupati che svolgono lavori di manutenzione e contemporaneamente sviluppa dei servizi aggiuntivi a pagamento (come gli asili nido), e con questi può remunerare i lavoratori, senza spendere nulla.   

E i privati? I cittadini a Roma per il momento non andranno al mercato con la moneta complementare, ma potranno far parte del circuito, per esempio con una formula simile alla "banca del tempo": si potrebbero mettere a disposizione le proprie competenze professionali ed essere pagati con questa moneta, che sarà sempre possibile spendere all'interno del sistema, presso le imprese affiliate. Potrebbe succedere a esempio che un Comune paghi un giardiniere che si occupi del verde pubblico con la moneta parallela, in attesa di avere soldi reali per pagare il suo stipendio. O che un professore di francese metta a disposizione delle ore di lezioni e venga retribuito con dei buoni acquisto, che può spendere in esercizi commerciali del circuito.

Tra i possibili impieghi della valuta complementare, lanciata prima dalla sindaca Raggi e poi dall'assessore al bilancio Andrea Mazzillo, è stato analizzato anche il caso Trentino, dove è stato istituito un reddito di cittadinanza che viene pagato metà in euro dal Comune e per metà in moneta complementare. Il reddito di cittadinanza in questo caso si riceve se si hanno determinati requisiti, tra cui il livello del reddito o la possibilità di svolgere attività di volontariato. Ma Roma non avrebbe la stessa autonomia di una regione a statuto speciale, come invece avrebbe la Sicilia, e quindi quel progetto non potrebbe essere esportato nel Lazio.

La discussione è comunque rimandata a settembre, ma all'inizio dell'autunno l'operazione potrebbe essere già avviata.

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