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Ecco come i dipendenti postali svuotavano i conti dei clienti

Sei persone arrestate dalla polizia di Lecce con l’accusa di aver sottratto più di un milione di euro ad ignari clienti delle poste.
A cura di Antonio Palma
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Attraverso la falsificazione e la copia di documenti avevano svuotato i conti postali di persone ignare riuscendo a sottratte ai malcapitati complessivamente più di un milione di euro. È questa l'accusa nei confronti di una banda composta da sei persone, alcune delle quali erano dipendenti delle stesse Poste in filiali del Salento, tutte arrestate questa mattina dagli agenti della Questura di Lecce. Nei loro confronti le accuse sono di peculato, falsità materiale e riciclaggio. Come hanno accertato gli inquirenti, la banda dopo aver sottratto i soldi ai clienti delle Poste, investivano gran parte delle somme nell'acquisto di auto di lusso o altri oggetti costosi come Ferrari e Rolex. Come ha spiegato il procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, l'inchiesta era stata avviata nel 2012 su segnalazione dell'ufficio Certificatore di Poste Italiane. Le poste in particolare avevano scoperto un'operazione sospetta avvenuta in un ufficio postale di Locri, in provincia di Reggio Calabria, dove non c'era corrispondenza tra i dati del libretto originale e quelli forniti per prelevare il denaro. Da quell'episodio si è accertato che lo stesso meccanismo era stato utilizzato per prelevare denaro dai conti di almeno altre quattordici persone ignare.

I sei arrestati per truffa

Alla fine delle indagini, condotte dalla sezione di polizia giudiziaria della Questura di Lecce, gli agenti hanno arrestato e condotto in carcere Cosimo Prete, 55enne di Parabita in provincia di Lecce, responsabile Area consulenza dell'ufficio postale dello stesso paese. Per lui anche l'accusa di truffa aggravata ai danni della Pubblica amministrazione, falso materiale e frode informatica. Ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari invece per Marcolino Andriola, 48enne di Cellino San Marco (Brindisi), Pierluigi Anelli e Stefania Di Matteo, entrambi di Roma, Luigi Cecere e Antonio Silvestri, tutti e due di Casavatore (Napoli). Indagata a piede libero invece la sorella di uno degli arrestati.

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