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Ecco cinque luoghi da brivido che hanno ispirato racconti e poesie

Sapevate che J. K. Rowling ha preso ispirazione per i suoi personaggi in un cimitero? O che lord Byron era un eccellente nuotatore, e che ogni giorno percorreva più di otto chilometri a nuoto per raggiungere la “sua” grotta? Bastano un temporale o le mura abbandonate di un castello a trasformare una storia sconosciuta in leggenda: ecco alcuni luoghi, che per la loro bellezza o per la particolare atmosfera inquieta, sono diventati protagonisti di alcune fra le opere letterarie più famose di sempre.
A cura di Federica D'Alfonso
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Molti sono i luoghi che hanno ispirato romanzieri e poeti d'ogni tempo: Montale scrisse le sue poesie osservando il paesaggio ligure arso dal sole, Leopardi visse Recanati come una gabbia dalla quale sognava l'Infinito. Storie note, che appartengono alla poetica di questi artisti tanto quanto le rime stesse. Racconti, entrati a far parte dell'immaginario collettivo. Ma tanti altri sono i luoghi, alcuni sconosciuti, altri meta di migliaia di visitatori ogni anno, che sono stati i protagonisti indiscussi di romanzi epocali come il "Frankenstein" o di versi sublimi come quelli di lord Byron. Facciamo un viaggio attraverso quei luoghi suggestivi dove la grande letteratura è nata.

1. Maison Chapuis, sul lago di Ginevra

la villa, il luogo di nascita di Frankenstein
la villa, il luogo di nascita di Frankenstein

Dall'atmosfera rarefatta e umida del lac de Genève Mary Shelley prese ispirazione per il suo famosissimo "Frankenstein o il Prometeo moderno", ambientato, nella prima parte, proprio a Ginevra: è in una villa sul lago che il dottor Frankenstein trascorre la sua infanzia, ed è qui che sarà costretto a tornare molto tempo dopo, quando l'odio della creatura si scatena con ferocia sui suoi cari.

la Maison in un'illustrazione di Finden, 1833
la Maison in un'illustrazione di Finden, 1833

Nel maggio 1816 Mary e Percy Bysshe Shelley decidono di trascorrere l'estate in compagnia di Lord Byron. Si dirigono dunque verso Ginevra, dove prendono in affitto la Maison Chapuis, non molto distante dalla residenza di Byron nei pressi del villaggio di Cologny. Fu, il 1816, l'anno "senza estate": "fu un'estate piovosa e poco clemente", ricorderà Mary nel 1831, "la pioggia incessante ci costrinse spesso in casa per giornate intere." Costretti per la maggior parte del tempo in casa, tormentati incessantemente dai temporali e dall'agitazione insolita del lago, gli amici trascorrevano le giornate scrivendo e parlando fino a notte fonda: vari furono gli argomenti affrontati dalla compagnia, e tante le suggestioni accumulate leggendo le storie di fantasmi della "Fantasmagoriana" e i brani tratti dal diabolico "Faust" di Goethe. Una sera particolarmente tempestosa, Byron propose un gioco: ognuno avrebbe dovuto scrivere una storia di fantasmi; poco tempo dopo Mary nel dormiveglia ebbe l'idea:

Vedevo, a occhi chiusi ma con una percezione mentale acuta, il pallido studioso di arti profane inginocchiato accanto alla "cosa" che aveva messo insieme. Vedevo l'orrenda sagoma di un uomo sdraiato, e poi, all'entrata in funzione di qualche potente macchinario, lo vedevo mostrare segni di vita e muoversi con un movimento impacciato, quasi vitale. Una cosa terrificante, perché terrificante sarebbe stato il risultato di un qualsiasi tentativo umano di imitare lo stupendo meccanismo del Creatore del mondo.

2. Le grotte marine di Arpaia

la grotta Byron
la grotta Byron

Situate sulla costa ligure, a poca distanza da Porto Venere, le grotte marine di Arpaia sono ormai note come "le grotte Byron". Costretto all'esilio dai numerosi scandali e dalle accuse di omosessualità, il 24 aprile 1816 Byron lascia per sempre l'Inghilterra vittoriana, e viaggia in varie parti d'Europa, passando per Ginevra, dove la sua storia s'incrocia con quella di Mary Shelley. Ed è a Porto Venere, nella solitudine della grotta che oggi porta il suo nome, che ama trascorrere gran parte delle giornate, cercando l'ispirazione e meditando sulle sue opere. Sulla lapide posta all'ingresso della grotta, si legge:

Questa grotta ispiratrice di Lord Byron ricorda l'immortale poeta che ardito nuotatore sfidò le onde del mare da Portovenere a Lerici.

Si racconta infatti che il poeta amasse attraversare il golfo a nuoto, spingendosi addirittura fino a San Terenzo, otto chilometri più in là, dove a Villa Magni si trovava il suo amico di sempre, Percy Shelley.

3. Notre-Dame de Paris

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Non un libro comune, ma il capolavoro di Victor Hugo che ancora oggi affascina i lettori e che ha visto le più svariate riproposizioni, cinematografiche e teatrali. Indimenticabili i protagonisti, Esmeralda e Quasimodo. Ma la vera, autentica protagonista del romanzo è lei, la cattedrale di Notre-Dame. È proprio "rovistando in un recesso oscuro di una delle torri" che Hugo dichiara, all'inizio del romanzo, di aver trovato incisa una parola, ormai scomparsa, sulla quale "tutto il libro è costruito": ananke. Il destino. Un destino inesorabile, come quello che colpisce la cattedrale:

In seguito, il muro (non so più quale) è stato imbiancato o raschiato e l'iscrizione è scomparsa. Perché è così che si trattano da circa duecento anni in qua le meravigliose chiese del Medio Evo. Le mutilazioni sono loro inflitte da ogni parte, dal didentro come dal di fuori. Il prete le imbianca, l'architetto le raschia, poi sopraggiunge il popolo che le demolisce.

Un'opera non solo letteraria e piena di poesia: anche un testo che racchiude riflessioni accurate di storia artistica, con capitoli interi dedicati alla descrizione della cattedrale attorno alla quale si svolge la storia. Centro del romanzo, la bellissima, superba chiesa è descritta come un miscuglio di devozioni religiose e mascheroni gotici, modellata dalle diverse epoche storiche che si susseguono e che immancabilmente, così come arricchiscono, tolgono anche molto. La storia e il racconto si confondono ormai intorno a questa cattedrale, che ancora oggi nasconde una profonda, oscura suggestione.

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4. Il Greyfriars Kirkyard ad Edimburgo

Greyfriars Kirkyard (wanderingmee.com)
Greyfriars Kirkyard (wanderingmee.com)

Tutti forse conoscono le vicende che hanno portato Joanne Rowling ha scrivere la saga del maghetto Harry Potter: le idee per la trama buttate giù durante la pausa pranzo, i personaggi immaginati nella stazione di Kings Cross di Londra, oppure le giornate passate seduta nel pub del cognato, l'Elephant House, dove ha scritto gran parte del primo romanzo della saga. Ma cosa vedeva, stando seduta davanti alla finestra del locale? Di fronte al pub è situato il Greyfriars Kirkyard, un cimitero che circonda l'omonima chiesa risalente agli inizi del XVII. Ogni tanto Joanne camminava nel cimitero, leggendo i nomi sulle pietre antiche delle lapidi, e immaginando: si trova davanti "Elizabeth Moodie", dalla quale forse ha tratto ispirazione per il lunatico professor Malocchio Moody.

una delle tombe del Greyfriars Kirkyards (foto da wanderingmee.com)
una delle tombe del Greyfriars Kirkyards (foto da wanderingmee.com)

Ma eccola, la tomba più inquietante di tutte. Tomas Riddel, vi ricorda qualcuno?

(foto concessa da wanderingmee.com)
(foto concessa da wanderingmee.com)

Lontano, distante ma ben visibile, la George Heriot’s School: una delle scuole private più prestigiose e antiche di Edimburgo. La scuola fu costruita nel 1628 da George Heriot, che la iniziò come scuola per orfani. Basta guardare le sue torri per capire da dove è arrivata l'ispirazione per la scuola di magia di Hogwarts.

George Heriot's School (foto da wanderingmee.com)
George Heriot's School (foto da wanderingmee.com)

5. Il castello aragonese di Otranto

le torri del castello aragonese di Otranto
le torri del castello aragonese di Otranto

Manfredi, principe di Otranto, aveva un figlio, ed una figlia. Questa nominavasi Matilda, era nell'età di anni diciotto, e di meravigliosa bellezza dotata. Il giovine, chiamato Corrado, già pervenuto al quintodecimo anno, dimostrava grossolano ingegno e complessione malsana, ma con tutto ciò veniva parzialmente amato dal padre, il quale invece non dette mai alcun segno d'affetto a Matilda.

Inizia così il primo racconto gotico della storia della letteratura: ambientato nella città salentina di Otranto, nel suo castello d'epoca medievale, "Il castello di Otranto" di Horace Walpole ha fatto nascere le suggestioni gotiche e i miti che si protrarranno poi per tutto l'Ottocento. In compagnia del poeta Thomas Gray, tra il 1739 e il 1741 Walpole viaggia in Francia e in Italia, arrivando ad Otranto, dove le antiche mura medievali suscitano in lui immagini demoniache, come la famosa "gigantesca mano in un armatura…". Con l’espediente narrativo del manoscritto ritrovato, Walpole ambienta la sua vicenda in un Medioevo fatto di sotterranei, profezie e strane magie: al castello stanno per celebrarsi le nozze di Corrado, figlio di Manfredi, ed Isabella; mentre si attende il giovane sposo, che sembra scomparso nel nulla, giunge la notizia del ritrovamento del suo corpo. Tutto si fa più inquietante, quando di scopre che la signoria di Otranto è legata ad una profezia: "Il castello e la signoria d'Otranto verranno a mancare all'attuale famiglia, quando l'autentico possessore diverrà troppo grande per abitarvi". Cosa vorrà dire?

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